Gorizia e la Storia: quella imposta dalle contrapposizioni ideologiche che hanno stravolto la geografia non solo di una città ma di un’intera comunità la quale, nonostante le differenze culturali e linguistiche, viveva in armonia.
Gorizia e la Storia: quella scritta dai vincitori e subita da chi quelle decisioni doveva solo accettarle.
Gorizia e la Storia: una ferita durata decenni, ed iniziata dal 1947, anno del Trattato di Parigi in seguito al quale il territorio della città fu letteralmente diviso in due, difatti il centro storico rimase all’interno del confine italiano e l’entroterra, invece, fu assegnato alla Jugoslavia.

Una cortina di ferro che Gorizia dovette accettare…proprio lei, proprio quella città dove prima della guerra: “Convivevano comunità che parlavano 4 lingue: l’italiano, il ladino, il tedesco e lo slavo…e questo poteva accadere all’interno di una stessa famiglia”, come dichiara il Dottor Rodolfo Ziberna, Sindaco di Gorizia il quale, proprio in merito a quello che successe nel 1947 parla di : “Quel filo spinato, di quei soldati che a terra si misero a dipingere, con calce e colori, il segno di una separazione tra Gorizia e quella che sarebbe diventata Nova Gorica”.

Gorizia conosceva bene le sofferenze belliche ancora prima dell’ultimo conflitto mondiale: “La Grande Guerra fece pagare un alto tributo alla città che per l’80% fu rasa al suolo”.
La Prima Guerra Mondiale può essere condensata in un solo nome: il Carso, che ancora custodisce le ferite di un conflitto atroce, impresse con il fuoco dell’inchiostro del poeta Giuseppe Ungaretti.
“Sul Monte Sabotino, ad esempio, sono ancora visibili i 50 camminamenti e i bunker”, evidenzia il Sindaco Ziberna e proprio quelle zone ferite rappresentano per Gorizia: “Una testimonianza di permanenza”
Eppure, fino al Trattato di Parigi del 1947, Gorizia era un: “Simbolo di integrazione”, salvo poi diventare: “La soglia d’Italia”.
Quello che accadde dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e la separazione netta del mondo in due blocchi è costantemente nota e quella divisione cui fu costretta Gorizia fu: “Sia linguistica che militare”.
Le guerre lasciano dietro di loro sempre ferite, divisioni imposte, ma poche zone, come quelle dell’area di Gorizia, sono state così pesantemente colpite nella sua geografia e nella vita delle comunità che ivi risiedevano, una tragedia causata anche dai nazionalismi i quali: “Hanno partorito stati che hanno omogeneizzato popoli”.
E come dimenticare come: “A Gorizia il 20% della popolazione erano esuli istriani fuggiti da Tito”
Le sofferenze atroci sofferte dai civili, specie dalle comunità di frontiera che la guerra ha diviso nettamente in due, non sono mai state dimenticate, nulla ha potuto cancellarle nonostante: “La memoria non la si possa condividere ma solo narrare”,
Poi ecco gli anni ’90, il crollo del muro di Berlino, la Slovenia che nel 1991 dichiara la propria indipendenza dopo la disgregazione delle ex Jugoslavia e il riconoscimento, da parte della comunità internazionale come Stato autonomo nel 2004 e poi l’entrata nel 2007 nello Spazio Schengen.
Non più divisa dalla cortina di ferro, Gorizia riprende in mano la sua storia, vuole curare le ferite, nonostante esse rimarranno per sempre visibili, e rinasce.
E arriva la rivincita di una città che ha vissuto la tragedia dei conflitti e delle divisioni ideologiche: una rivincita che si concretizza in una manifestazione come “Gusti di Frontiera”, nata 18 anni fa: “ “Come vetrina del cibo transfrontaliero di Italia e Slovenia e che oggi vanta numeri straordinari: basti pensare che lo scorso anno 600000 persone sono arrivate in città attirate dagli stand provenienti da 50 paesi dei cinque continenti”.

Ma la pietra miliare di questa rinascita si chiama “Go! 2025” e celebra, per la prima volta, due capitali europee transfrontaliere, appartenenti a due Stati: Gorizia, Italia, e Nova Gorica, Slovenia, che celebrano la loro storia, una storia che le ha viste divise per più di mezzo secolo dalla cortina di ferro ma che, anche nel periodo della separazione fisica, non si sono mai dimenticate.

“L’inaugurazione di “Go! 2025” è avvenuto contemporaneamente sia a Gorizia e che a Nova Gorica e mi sono sentito travolto dall’emozione nel vedere a Piazza Vittoria 8000 persone unite, senza nazionalità. Da Gorizia è arrivato un esempio concreto contro la natura della separazione”, dichiara il Sindaco Ziberna.
Essere stata scelta come Capitale della Cultura 2025 ha permesso a Gorizia di : “Narrare il confine e l’emozione della narrazione, perché l’emozione continua a bruciare e dobbiamo fornire carburante allo spirito”.

Durante quest’anno che le vede protagoniste della cultura, sono moltissimi gli eventi previsti dal programma, eppure, l’evento più bello e significativo, non solo per Gorizia ma per tutti, è l’esempio che questa città è riuscita ad offrire: oltre la vecchia cortina di ferro, oltre il confine imposto dalla storia, oltre le divisioni fisiche geografiche e comunitarie, Gorizia continuava a rivolgere il cuore alla speranza di una rinascita e di una rivincita contro la guerre che la ferirono e la storia che la divise.
Alessandra Fiorilli