Delle volte, nonno, quando sono seduta nel tuo studio, mi manca affrontare con te le discussioni sui temi del giorno, i grandi avvenimenti internazionali, quando sono in giardino e osservo gli alberi, i bulbi, l’ortensia, il petto d’angelo così forti e vigorosi mi fa male l’idea che tu non possa vederli, e adesso, nonno, quando sto per terminare questo mio scritto che parla di te, mi si lacera l’animo al pensiero che tu non possa leggerlo.
Eppure qualcuno mi ha rassicurato che tu lo stai leggendo e che sei fiero di me.
È proprio così, nonno?
È proprio questo che volevi?
Desideravi che io scrivessi di noi, del nostro amore, del nostro rapporto così speciale ma è questo lo stile con il quale desideravi che io lo facessi? Sono queste gli interrogativi che rimarranno senza risposta.
Anche la mamma ha pensato ciò, non me l’ha detto ma l’ho letto nei suoi occhi verdi, mentre stava scorrendo le pagine di questo libro. Noi ci siamo guardate ed io mi sono limitata a dire che sì, anche io ho pensato: “E se avesse potuto leggerlo?”.
Tu, proprio tu, tu che adoravi ascoltarmi recitare le poesie la vigilia di Natale, tu che leggevi avidamente i miei articoli, tu che hai conservato avvolte in una carta da regalo rossa e dorata, le mie cartoline, i miei biglietti d’auguri, che tu che hai sempre creduto in me e che mi hai chiesto di fare e di mantenere la promessa che un giorno avrei scritto di noi.
Vedi, nonno, il nodo si è sciolto ed io ho potuto finalmente raccontare la nostra storia. Ancora oggi, nonostante gli anni trascorsi, io mi chiedo cosa ne è stato di noi, dov’è il nostro amore e dove sei, da quale angolazione mi guardi mentre faccio colazione al mattino, quando spolvero i tuoi mobili e lucido l’argenteria, quando mi godo la vista dei pini dalla cucina, quando guardo le tue foto e sfoglio i tuoi libri.
Nonno, dimenticavo di dirti che il nostro limone è stato potato: era diventato troppo grande, pesante, i limoni che ci regalava non ricordavano quei bei frutti gialli dalla scorza doppia e rugosa. Quando andavo a raccoglierli erano raggrinziti, il succo all’interno non aveva quel sapore deciso di quelli che mi regalavi tu. Allora, dietro consiglio di un esperto, abbiamo deciso di potarlo. Io non volevo che fosse privato di quei rami ma ho capito che, per continuare a godere dei suoi frutti, sarebbe stato necessario farlo. Un mattino, poi, come di consuetudine e prima di consumare la colazione, mi sono affacciata dal balcone della cucina e con grande sorpresa e gioia ho potuto vedere che dai rami rimasti stavano spuntando delle piccole escrescenze verdi: erano le foglie nuove. Il nostro limone sta bene, nonno, ci tenevo che lo sapessi, oggi è irradiato dai raggi del sole e mostra tutta la sua felicità per questa nuova vita che quel taglio gli ha regalato: è infatti carico di piccoli frutti ancora verdissimi. Oggi anch’io sto bene, nonno: ho terminato di scrivere la nostra storia.
Te la regalo con lo stesso amore con il quale ti facevo recapitare dalla nonna quei bigliettini che spesso ci scambiavamo e che ancora conservo gelosamente tra le cose più importanti. E chissà se sia ancora una volta la nonna a dirti: “Pasqualino, questo te lo manda Alessandra, è per te”