di Alessandra Fiorilli
La Storia plasma gli uomini e, a sua volta, è da essi plasmata dalle loro decisioni.
La Storia è una serie di eventi che ne innescano altri ed altri ancora ed anche l’Arte non è certo immune dall’inevitabile fluire dei giorni, dei mesi, degli anni, dei secoli.

Il Palazzo Ducale di Mantova è uno dei più significativi simboli di un tempo che ha plasmato la sua struttura, la quale: “Ha un incredibile valore storico artistico, essendo l’edificio monumentale più ampio d’Italia: è per la precisione la somma di una serie di edifici, di epoca e stile diversi, e include al suo interno piazze, giardini e una chiesa. I suoi oltre 1.000 ambienti sono il risultato di una stratificazione storica che parte indicativamente dalla fine del Duecento, con il nucleo costruito dalla famiglia Bonacolsi, per giungere agli interventi asburgici del Settecento. La storia dell’edificio coincide in buona misura con la fortuna della famiglia Gonzaga, che ne fece la propria residenza dal 1328 al 1707”, dichiara il Direttore del Palazzo Ducale di Mantova, il Dottor Stefano L’Occaso, il quale prosegue parlando della variegata ricchezza artistica custodita all’interno di quella che fu la sede dei Gonzaga: “Tra le testimonianze artistiche più importanti la celebre Camera degli Sposi di Andrea Mantegna, il ciclo di affreschi tardo-gotici eseguiti da Pisanello all’inizio del Quattrocento, il ciclo di nove arazzi con le storie dei Santi Pietro e Paolo tratti da cartoni di Raffaello, i capolavori di Pieter Paul Rubens. Nella sezione del Museo Archeologico Nazionale è presente la straordinaria sepoltura cosiddetta degli “Amanti di Valdaro”, che risale a 5.300 anni fa e vede due giovani posti uno di fronte all’altra con un corredo di strumenti in selce, un’immagine di forte impatto emozionale che ha incuriosito da subito il pubblico”.

Abbracciato dall’attuale Piazza Sordello, un tempo Piazza di San Pietro, e dalla riva del Lago Inferiore, nasce inizialmente come una serie di corpi che risultano disaggregati tra loro: sarà il secolo XVI a donare al Palazzo l’organicità che ancora oggi lo caratterizza e che gli ha permesso di :” Far parte del patrimonio dell’Umanità UNESCO di “Mantova e Sabbioneta” dal 2008”.

Il percorso che accoglie i visitatori, facendo sperimentare loro concretamente come la Storia e gli eventi abbiamo plasmato, nel corso degli anni il Palazzo Ducale: “E’ ampio: parte dalla visita della Camera degli Sposi al piano nobile del Castello, attraversa la Corte nuova, la Corte Vecchia, con straordinari portici, gallerie, saloni, giardini, e include la sezione del Museo Archeologico con ingresso autonomo. Credo che uno dei motivi di maggior fascino del Museo sia la sua varietà: non solo di epoche e di stili, ma anche per il continuo e sorprendente passaggio tra interni ed esterni, tra ambienti minuti e giganteschi”.

Ed è proprio la Camera degli Sposi, il luogo maggiormente iconico del Palazzo: “Situata al piano nobile del Castello di San Giorgio, con la celebre immagine del suo oculo, è un capolavoro assoluto del Rinascimento italiano ed è un’opera che nei secoli ha acceso la fantasia di milioni di visitatori e di tanti letterati e artisti”.

Mentre la parte maggiormente apprezzata è: “La Sala degli Specchi grazie ai suoi affreschi, ma anche la Sala dello Zodiaco e dei Fiumi, la Sala di Troia e le stanze private dell’appartamento di Isabella d’Este”.

Alla meraviglia degli ambienti interni si affianca quella degli ambienti esterni: oltre al Giardino Pensile, spicca anche il Giardino Dei Semplici, risalente al 1603, del botanico Zenobio Bocchi, nonché il Giardino Segreto della marchesa Isabella d’Este.

Dopo essere stato così amato dalla famiglia Gonzaga, il Palazzo Ducale di Mantova, il 2 aprile 1707, passa sotto la Casa D’Austria, la quale rivendica il diretto dominio del Ducato con il suo Palazzo che conserva, però, ancora nelle sue 1000 stanze, nei suoi meravigliosi giardini, l’impronta di una famiglia, la quale, secolo dopo secolo, lo ha reso magnificente e che ogni anno incanta circa :” 300.000 visitatori” con una buona percentuale di stranieri: “In maggioranza tedeschi, francesi e austriaci. Il Museo ha in ogni sala pannelli e informazioni bilingue, per accogliere il pubblico internazionale, che qui trova emozioni e sensazioni uniche”.

Il Palazzo accoglie i visitatori :”Tutti i giorni tranne i lunedì con orario continuato dalle 8.15 alle 19.15, quindi già l’apertura ordinaria è molto ampia; inoltre, sono previste aperture straordinarie in alcuni lunedì soprattutto in occasione di ponti festivi o in periodi in cui si prevede importante afflusso turistico e aperture straordinarie serali, sia correlate all’organizzazione di eventi (rassegne musicali, teatrali etc) che in occasione di particolari ricorrenze (Giornate europee del Patrimonio, Festa dei Musei etc.). Siamo normalmente aperti anche nei festivi più importanti dell’anno”.

Il Palazzo è, inoltre, una realtà viva e palpitante, che ospita anche mostre temporanee:” Principalmente organizzate internamente dalla direzione del museo, ma anche iniziative organizzate da enti esterni” e riveste grande importanza per la città di Mantova: “È il principale monumento cittadino, per dimensioni e per numero di visitatori, sicuramente punto di riferimento per le attività culturali e turistiche del territorio e luogo identitario per i suoi cittadini”.
Ma senza dimenticare che: “A livello nazionale è sicuramente riconosciuto il valore storico artistico del complesso museale che accoglie ogni anno un numero di visitatori pari a circa sei volte gli abitanti della città; ed è uno dei primi venti musei a essere stati individuati come autonomi per la loro rilevanza“.
Concludo l’intervista chiedendo al Dottor Stefano L’Occaso, che vanta un ricchissimo curriculum di quasi 20 pagine, cosa significhi per lui rivestire l’incarico di Direttore del Palazzo Ducale di Mantova:
“Sono particolarmente legato al Palazzo Ducale, avendo iniziato a lavorarci come funzionario storico dell’arte nel 2000, un quarto di secolo fa. Sicuramente è un grande privilegio poter guidare e occuparsi della tutela e della valorizzazione di questa importante parte del patrimonio storico artistico italiano, che naturalmente comporta anche una profonda responsabilità. In questo ruolo è necessario trovare un equilibrio tra conservazione e innovazione, tutela e valorizzazione, rimanendo all’interno degli schemi della pubblica amministrazione, che richiedono conoscenze approfondite delle normative che regolano la gestione della cosa pubblica”.
Alessandra Fiorilli