I RACCONTI DI MILA E PILA-Torno dalla nonna!-1° Puntata

Sono trascorsi esattamente undici mesi e quattordici giorni dalla nostra partenza per Chicago.

Con nonna Angela ci siamo sentite spesso per telefono e lei, per starmi il più possibile vicino, ha anche imparato a usare la posta elettronica.

“Ma non è la stessa cosa che stare con te, seduta vicino al nostro camino….”

Chiudeva sempre con queste parole (o qualcosa di simile) le sue mail: anch’io la pensavo allo stesso modo ma non l’ho mai detto alla nonna che, una volta spento il computer, mi veniva da piangere e mi sentivo triste, come quel pomeriggio di qualche anno fa, quando mi misi alla finestra e assistetti alle felici corse delle altre bambine vestite con gli abiti del Carnevale.

Subito dopo aver comunicato con nonna Angela per telefono o dopo aver letto e risposto alle sue mail, io mi avvicinavo alle grandi vetrate del nostro bellissimo appartamento in centro e guardavo fuori.

Ma non c’erano i nostri pini che si piegavano secondo la volontà del forte e anche il camino che avevamo trovato in casa era molto, troppo diverso da quello che c’era nel nostro casolare.

Quello di Chicago era un buco nel muro, non aveva qual gradino fatto di mattoncini, dove potersi sedere.

E poi, poi, quel camino, non l’abbiamo acceso mai, così come la mamma ha solo raramente usato il forno della cucina che non ha mai ospitato una pizza fragrante come quelle che mi preparava nonna Angela.

Ma non sono mai stata dispiaciuta per ciò perché, tanto lo sapevo bene, che quella fiamma del camino non sarebbe stata la stessa di quella che ondeggiava nel camino della nonna.

E allora, in preda alla nostalgia, mi mettevo davanti alla nostra vetrata e ci alitavo sopra.

I RACCONTI DI MILA E PILA-La nascita di Mila e Pila- 5° Parte

E partimmo una mattina con la neve che piegava i rami del secolare abete al lato del casolare.

La nonna non ci accompagnò sino alla nostra macchina ma rimase in cucina e, come quel pomeriggio di febbraio quando fui costretta a rimanere a casa per quella fastidiosissima varicella, anche lei alitando sul vetro della finestra scrisse:

“Non è giusto”.

No, non era giusto separare una nonna e una nipote come noi due, non era giusto allontanare Mila e Pila e mettere tra loro un oceano.

Partimmo ugualmente.

E mentre ero in aereo, mi vennero alla memoria le foto di quegli emigrati costretti a lasciare l’Italia per andare alla ricerca di fortuna in America.

Viaggiavano su bastimenti carichi, erano stanchi del viaggio ma gridavano la loro gioia quando vedevano, da lontano, la Statua della Libertà.

“America, America!”

Sembrava di sentirli, erano tristi, disperati ma poi, diventavano all’improvviso felici per la nuova vita che li aspettava.

Noi tre, mio padre, mia madre ed io, non eravamo partiti per cercare fortuna ma perché qualcuno aveva deciso di offrire un prestigioso incarico ai miei genitori, tra i migliori al mondo nel campo della ricerca farmaceutica.

Ma ero triste anch’io e, contrariamente agli emigrati d’inizio ‘900, non esultai quando sbarcammo negli Stati Uniti.

Dell’arrivo a Chicago mi ricordo il freddo e della prima telefonata alla nonna mi ricordo che le chiesi:

 

“Signora Mila, come sta?”.

E capii dalla risposta della nonna che Mila e Pila sarebbero rimaste per sempre lì, in quel casolare, in attesa di un mio ritorno.

La nonna disse:

“Signora Pila non vedo l’ora di vederla, le devo raccontare tante cose”.

E così, da quel giorno del mio arrivo a Chicago, Mila e Pila, attendevano di potersi incontrare di nuovo, per raccontarsi, attraverso racconti fantastici, il significato profondo della vita e della vera felicità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I RACCONTI DI MILA E PILA-La nascita di Mila e Pila-4° Parte

Fu un istante e acciuffai la sciarpa di mio padre che era rimasta appesa all’appendiabiti dell’ingresso perché, uscendo come sempre di fretta, l’aveva dimenticata, poi mi precipitai nella camera della mamma e presi dei mocassini marroni con la fibbia dorata e, scendendo festosamente le scale, m’impalai davanti alla nonna e stetti al gioco:

“Signora Mila, mi scusi per prima ma proprio non l’avevo riconosciuta. Sarà per il nuovo taglio di capelli? Comunque, sì, ha ragione io sono la signora Pila. Ma mettiamoci a sedere e mi racconti qualcosa di suo marito, dei suoi figli, dei suoi nipoti”.

Erano nate Mila e Pila, e sarebbero diventate parte di noi, delle nostre giornate, dei nostri pomeriggi, delle nostre serate trascorse davanti al caminetto.

Né mia madre, né mio padre seppero mai dell’esistenza di queste due signore un po’ strampalate che vestivano in modo un po’ strano ma alle quali piaceva tanto chiacchierare tra loro.

Mila e Pila uscivano solo quando a casa non c’era nessuno, e ora già m’immagino la faccia che faranno i miei genitori quando leggeranno questa storia.

I miei genitori…se ci penso a quando mi comunicarono la notizia che avremmo dovuto lasciare l’Italia per andare a Chicago, mi viene ancora da piangere.

La casa madre dell’azienda farmaceutica per la quale lavoravano, offrì loro l’incarico che avevano sempre sognato e questo, se per i miei genitori significò l’inizio di un sogno, per me fu la fine della mia vita trascorsa con nonna Angela.

“E Mila e Pila che fine faranno?”

Chiesi singhiozzando a nonna Angela mentre anche il vento aveva smesso di soffiare nella canna del camino perché stupito da questa notizia improvvisa quanto inaspettata.

“Mila e Pila esisteranno sempre e non moriranno mai perché loro abitano nella nostra fantasia”.

“Non voglio partire nonna, non voglio andar via”, dissi queste parole mentre abbracciai la nonna, anche lei in lacrime.

Però dovetti farlo.

I RACCONTI DI MILA E PILA-La nascita di Mila e Pila-3° Parte

Delusa dalla sua risposta, mi rimisi alla finestra ad assistere alla gioia delle altre bambine, libere di correre e di gettarsi addosso coloratissimi coriandoli.

Ma nonna Angela non si perse d’animo e tornò, dopo qualche minuto, con una buffa borsa nera lucida, delle scarpe con il tacco, indossate però con dei pesanti calzini di lana grigia e uno scialle che emanava il tipico odore della naftalina.

“Signora, buonasera, io sono Mila, si ricorda di me?”

La guardai senza sapere bene cosa rispondere e rimasi in silenzio, in attesa che continuasse quella che mi sembrava essere solo una sciocca recita improvvisata lì, tanto per farmi scordare che era giovedì grasso e che non sarei potuta uscire in maschera neanche l’ultimo giorno di carnevale, martedì grasso, perché il medico era stato chiaro:

“A casa per altri dieci giorni”.

La nonna continuava a stare lì e m’incalzava:

“Signora Pila ma come fa a non riconoscermi?”.

“Si sta sbagliando persona”, risposi con voce spenta.

“Signora Pila come fa a non ricordarsi di quel giorno in cui ci conoscemmo al mercato settimanale e ci mettemmo a battibeccare perché volevano entrambe quelle splendide castagne che ogni venerdì d’ottobre Giuseppe portava al suo banco?”

 

 

 

Nonna Angela per nessun motivo avrebbe mollato, sarebbe stata capace di rimanere lì, con quella buffa borsa e con quelle scarpe dal tacco alto che quasi sembrava si spezzasse, per l’intero pomeriggio, in attesa che io le rispondessi a tono.

I RACCONTI DI MILA E PILA- La nascita di Mila e Pila- 2° Parte

Mila e Pila erano nate un pomeriggio di febbraio di tanti anni fa, quando io, costretta a letto da una varicella che mi stava dando il tormento, mi misi a piangere perché quel bellissimo vestito da Fata Primavera che la nonna mi aveva cucito per la festa in paese del giovedì grasso, sarebbe rimasto chiuso nell’armadio, forse per sempre, perché io stavo crescendo e quell’abito giallo e bianco, forse, non avrei potuto indossarlo l’anno successivo.

Dalla finestra della cucina potevo vedere, in lontananza, tutte le mie compagne di scuola avviarsi festose verso la piazza del nostro paese mentre io sarei rimasta a casa, tormentata da quelle vescicole che si stavano aprendo e che m’impedivano persino di potermi coricare nel mio letto.

Ero lì, con le mani attaccate al vetro e con il mio alito che stava formando un alone, dove scrissi:

“Non è giusto”.

Poi passai all’altro vetro e anche lì, dopo aver respirato contro la finestra, scrissi:

“Non è giusto”.

La nonna mi guardò e mi rispose alitando contro l’ultimo spicchio di vetro lasciato vuoto dalla mia disperata considerazione che, appunto, non era giusto rimanere a casa il giovedì grasso mentre un bellissimo vestito di carnevale da Fata Primavera intristiva nel mio armadio.

 

Nonna Angela scrisse sul vetro:

“Potrebbe essere più divertente di quanto tu possa sperare”.

Allorché io incuriosita le chiesi:

“Cosa, nonna, cosa potrebbe essere più divertente di quanto io possa sperare?”

E lei, guardandomi con il suo sguardo dolce, più dolce delle castagnole che stava impastando solo per me, mi rispose:

“Potremmo inventarci due personaggi, ai quali assegnare un nome e poi costruirci attorno una storia”.

I RACCONTI DI MILA E PILA- La nascita di Mila e Pila- 1° Parte-

 

Mi chiamo Pila.

No, non stupitevi per questo mio nome così bizzarro: sulla carta d’identità, sul passaporto e su tutti i documenti ufficiali che mi riguardano, c’è scritto che io sono Ludovica.

Vi chiederete allora perché inizio a raccontarvi questa storia dicendovi che mi chiamo Pila.

Perché io sono Pila e lo sarò per sempre, così come mia nonna, che all’anagrafe è registrata con il nome di Angela, è stata, è, e sarà per sempre Mila.

Mila e Pila: una nonna e una nipote legati da un amore viscerale, grandissimo, indissolubile, che riesce a superare, ogni giorno, le immense distese d’acqua salata che ci separano.

Se avete del tempo, ve ne prego, leggete la mia storia e se proprio vi sembra di non potervi fermare neanche per un istante, per favore, trovate un paio di ore da dedicare a Mila, a Pila e ai nostri racconti.

Dunque, nasco in un paese di provincia, uno di quei paesi che da lontano, mentre si percorre la strada per arrivarci, sembra mollemente adagiato sui fianchi di una collina, quasi che quella vallata di pini secolari e sempreverdi, lo culli tra le sue braccia.

Mia madre e mio padre sono due ricercatori farmaceutici.

Nei ricordi di bambina me li ricordo sempre trafelati, con una valigia che non veniva più neanche messa a posto nell’armadio, ma veniva lasciata sempre lì, sulla poltrona della loro camera, in attesa di essere riempita del necessario per la trasferta internazionale.

Sono molto bravi nel loro lavoro, i migliori, dicono in azienda, dove hanno trascorso gran parte della propria vita.

E così, io rimanevo a casa con nonna Angela, la madre di mio padre, in quel casolare in pietra che tanto ho amato da bambina.

 

Nei lunghi pomeriggi d’inverno, quando il vento faceva sentire la sua voce attraverso la canna fumaria del camino e quando gli alberi gli rispondevano facendo ondeggiare vorticosamente le loro folte chiome, io, Ludovica, diventavo, quasi per magia Pila e nonna Angela si trasformava in Mila.

Dopo che io avevo svolto i miei compiti e dopo che la nonna aveva terminato le pulizie domestiche, nell’istante stesso in cui la pizza, impastata da nonna Angela, crepitava nel forno della grande cucina, ecco che ci guardavamo negli occhi noi due e dicevano all’unisono:

“Perché non giochiamo a Mila e Pila?”

Domani la pubblicazione a puntate del libro “I racconti di Mila e Pila”

Un ringraziamento a tutti i lettori di EmozionAmici che stanno mostrando di apprezzare la pubblicazione a puntate di romanzi e libri. Da domani troverete “I Racconti di Mila e Pila”, un libro al quale sono molto legata perché le protagoniste immaginarie sono state inventate da me e da mia madre un pomeriggio della mia infanzia.  L’importanza del leggere e del condividere insieme ai propri figli racconti e fiabe è stata sottolineata dalla Dottoressa Lorenza Fiorilli, Psicologa nella prefazione del libro che di seguito è riportata. 

 

L’abitudine di raccontare storie ai propri figli o nipoti si è andata perdendo con gli anni, sia per la vita sempre più frenetica che conducono gli adulti, sia per lo sviluppo della tecnologia che regala ai bambini giochi elettronici e computerizzati che li lasciano soli davanti ad uno schermo.

Eppure condividere la lettura di un racconto o di una fiaba, produce effetti positivi su entrambi, adulti e bambini.

Prima di tutto leggere insieme un racconto aiuta lo sviluppo di un linguaggio comune e facilita la costruzione di un rapporto affettivo profondo; inoltre si creano momenti di comunione tra genitori e figli: il bambino si “perde” nella storia aumentando la sua capacità d’immaginazione e la sua creatività, e l’adulto riesce a non pensare, per il periodo della lettura, ai suoi problemi e preoccupazioni.

Per il bambino ascoltare racconti è utile per suscitare in lui il piacere della lettura e diversi studi hanno dimostrato che leggere ad alta voce ai bambini stimola l’apprendimento e il ragionamento e, nei bambini che si trovano in età prescolare, ha effetti positivi sullo sviluppo del linguaggio e sul futuro apprendimento della lettura.

L’ascolto di racconti ha, inoltre, notevoli risvolti psicologici positivi per i bambini, i quali si identificano con i protagonisti della storia proiettando su di essi i propri sentimenti, le proprie speranze, le proprie paure; attraverso le peripezie che vivono i vari personaggi (che essi siano persone, animali o oggetti parlanti) i bambini riescono a capire meglio le proprie emozioni e a sperimentarne di nuove.  Tutto ciò  contribuisce a costruire il proprio mondo interiore e a risolvere eventuali conflitti interiori.

Le fiabe comunicano dei messaggi educativi; trasmettono sentimenti, ideali, valori. Esse, inoltre, tramite il modo in cui i protagonisti vivono e risolvono determinate situazioni, hanno la capacità di  suggerire soluzioni ai problemi che si possono incontrare più o meno spesso nel corso della vita, ma non prescrivono come comportarsi davanti ad un problema. Esse lasciano libero chi legge e chi ascolta di “fare propria” la storia permettendo diverse chiavi di lettura, lasciando libero il lettore di adattarla alla propria situazione personale.

Nei racconti, inoltre, i personaggi  possono  vivere situazioni problematiche o comunque non semplici da gestire, ma che comunque riescono ad essere superate; ciò fa capire al bambino che anche nella vita reale potrà trovarsi di fronte a situazioni non facili ma che comunque potranno essere affrontate in maniera positiva grazie alla propria forza di volontà, al proprio coraggio e all’aiuto di particolari persone.

Le fiabe hanno quindi un valore educativo e terapeutico, non solo per i piccoli ma anche per gli adulti che attraverso la lettura di un racconto possono riuscire a capire meglio alcuni tratti della propria personalità e a superare momenti particolari della propria vita”

Dott.ssa  Lorenza Fiorilli, Psicologa