Annamaria Pecchia, protagonista di “Boss in Incognito” ci apre il suo grande cuore…

“Mi hanno detto che il programma da registrare si chiamava “Seconda Chance” …ho creduto che fosse proprio così perché, a dire la verità, dopo la morte di mia madre, di televisione in casa ne vediamo poca…preferiamo andare a letto presto… anche per spegnere quel silenzio assordante”. A parlare è Annamaria Pecchia, reduce dal successo del reality “Boss  in Incognito” che è stato mandato in onda dalla RAI qualche settimana fa e del quale Annamaria è stata l’unica donna protagonista.

 

Annamaria Pecchia (foto da Facebook per gentile concessione di Annamaria Pecchia)

 

Di quest’esperienza televisiva Annamaria ricorderà: “Le persone fantastiche, professionali e, al tempo stesso, dolcissime.  Mi hanno messo subito a mio agio e mi è sembrato di vivere in una favola”.

Ma vediamo come è tutto iniziato: “Come ho già detto, sono stata contattata per questo reality  “Seconda Chance”, nel quale avrei dovuto insegnare i rudimenti del mio lavoro a Fulvio, (che in realtà era il boss della Tekneko in incognito,n.d.r.)  un disoccupato in cerca di una reinserimento nel mondo lavorativo: ero ben contenta di fare ciò perché sono buona e propensa ad aiutare il prossimo”. E Annamaria è proprio come si descrive lei: durante l’intervista ho piacevolmente constatato come la profondità e la bontà che esce dal suo profilo  Facebook sia  reale.

“Ho iniziato il mio lavoro di operatrice ecologica a 28 anni, dopo che avevo fatto un po’ di tutto. Quando mi hanno proposto  questo mestiere ho detto subito di sì, perché sono una temeraria e non mi intimoriva il fatto che mi sarei dovuta alzare prestissimo, specie i primi 14 anni, quando la sveglia suonava alle tre e mezza di mattina e svolgevo il lavoro a Pomezia”

Un lavoro che Annamaria fa con il sorriso sulle labbra, da trent’anni oramai.

Ma per lei è il cuore quello che conta, “I soldi non sono tutto… è quello che ho detto al boss della Tekneko, ditta per la quale lavoro, quando mi ha è stato consegnato l’assegno di 5000 euro. Certo, sono stata felice del gesto, ma riesco a vivere con poco…quello che veramente mi ha emozionato è stato l’abito da danzatrice del ventre che mi hanno consegnato in una scatola tutta infiocchettata”

Annamaria con indosso l’abito da danzatrice del ventre regalatole al termine della trasmissione “Boss in Incognito” (foto da Facebook per gentile concessione di Annamaria Pecchia)

Annamaria Pecchia, infatti, da qualche anno, frequenta una scuola di danza” L’ho vista casualmente un giorno, passando lì davanti, dopo che ero uscita dal cimitero dove è sepolta mia madre…ho deciso di iscrivermi, anche perché sono stata sempre attratta dalle cose orientali”.

E parlando della mamma, i suoi occhi limpidi si riempiono di lacrime, ma poi riprende il suo racconto:

“E’ strano quello che è successo poco prima della scomparsa di mia madre: nonostante spesso si parli poco bene dei Social, mia sorella Alessandra ed io, proprio tramite Facebook, abbiamo incontrato molte persone che sono diventate amiche anche nella vita. E’ come se questa rete di affetti ci avesse preparato alla grande assenza, al tonfo al cuore che gli amici sono stati, poi,  capaci di attutire. Dopo la morte di mamma mia sorella  ed io, che prima conducevano vite separate, abbiamo trovato il modo per stare insieme e divertirci”.

Da sinistra, nella foto, Annamaria e la sorella Alessandra (foto Facebook per gentile concessione di Annamaria Pecchia)

E proprio il suo sorriso è quello che ha colpito anche il “Boss in Incognito”: “La cosa più emozionante è stata quando lui mi ha detto, consegnandomi l’abito, che è orgoglioso di avere un’operaia come me e che sono una principessa anche quando indosso gli abiti da lavoro”.

Annamaria si emoziona quando ricorda ciò, quando ricorda, durante la registrazione dell’incontro con il boss, quel cuore :”Che sembrava uscire dal vestito”, quel cuore che ha sofferto e che soffre ancora per la perdita di un pezzo importante: l’amata mamma, che da lassù sarà orgogliosa di lei, della sua bontà, del suo altruismo, del suo sorriso.

Alessandra Fiorilli

Iolanda Bellobono:  “Quel giorno in cui andai ad imparare il mestiere di sarta…”

Iolanda Bellobono, oltre ad essere una nettunese DOC, innamorata del suo paese natale, è anche una donna strepitosamente simpatica, diretta, con una spirito vivace che la porta a voler conoscere e ad ampliare le proprie conoscenze. L’aspetto che più colpisce di lei è l’energia, ma anche l’amore, con il quale custodisce i ricordi più cari, legati alla sua infanzia trascorsa a Piazza Segneri, alla sua adolescenza da fidanzatina, a quei baci rubati alla Marciaronda, ai suoi amati genitori, in maniera particolare al papà Silvestro. E questi stessi ricordi meritano un posto speciale sul mio giornale, perché sono palpiti di cuore ed emozioni che riaffiorano.

Iolanda Bellobono

“Quando si terminava la quinta elementare non tutte avrebbero continuato gli studi, ma erano tempi, quelli della mia infanzia ed adolescenza, dove non c’era posto per l’ozio e, quindi, si andava ad imparare un mestiere e quello più in voga tra le ragazze era quello di sarta”– racconta Iolanda, la quale così continua “terminate le scuole, andai anche io da una sarta che  stava vicino,  a Piazza Colonna, così avevo modo, poi, di tornare a casa e preparare il pranzo ai miei fratelli e alle mie sorelle. I miei genitori, infatti, lavoravano tutti i giorni in campagna e quindi io, essendo la più grande, dovevo accudirli quando non erano in casa”.

Uno dei cartamodelli che conserva ancora gelosamente

I ricordi di Iolanda sono talmente vividi e ricchi di un amore mai sopito, che sembrano venirti incontro e prenderti per mano. E sembra di rivedere le giovani ragazze nettunesi recarsi di buon’ora presso l’abitazione della sarta per poi uscire insieme, a giornata terminata, sottobraccio, scambiandosi  confidenze sui primi amori e sui sogni di giovani donne.

Con tanta umiltà e voglia di imparare, si iniziava: “Con i punti lenti per fare il modello, con i sovrammani, perché ancora non si usavano molto le macchine da cucire, e i sottopunti, che non dovevano vedersi”.

Dalla sarta si andava in occasioni speciali, come il matrimonio, la comunione. ma non di rado si chiedeva di: “Rigirare un cappotto, utilizzando, così, la stoffa per creare altri indumenti, magari per i propri figli”.

Iolanda si appassiona facilmente a questo mestiere: “Mi piaceva molto cucire, mi diplomai anche alla Scuola di Taglio, di cui ho ancora l’attestato incorniciato” e anche qui si affaccia il ricordo tanto caro di papà Silvestro: “Nel 1966, quando cominciai ad esercitare il mestiere di sarta, mio padre mi regalò un paio di forbici tutte mie ed una calamita che serviva a raccogliere in terra gli eventuali spilli caduti.  E decise persino di affittare una casa, lui che ne aveva una di proprietà a Piazza Segneri, per offrirmi la possibilità di avere una stanza tutta mia, dove poter lavorare come sarta e  far provare gli abiti alle clienti. Ero brava, soprattutto a realizzare  le minigonne che andavano tanto di moda in quegli anni. Ma la soddisfazione più grande è stata quella di cucire i vestiti da sposa per le mie due sorelle, Luciana e Letizia”.

Le prime forbici regalatele dal padre e la calamita…
L’abito da sposa realizzato da Iolanda per la sorella Luciana
…e quello per la sorella Letizia

E ancora oggi, davanti alle sue creazioni, non può fare a meno  di emozionarsi, proprio come me, dopo aver raccolto questa testimonianza che, attraverso il tempo è giunta fino a noi.

Alessandra Fiorilli

 

Una ricetta “ZERO SPRECHI”: sogliola, ceci e asparagi

Carissimi lettori di “EmozionAmici” eccomi  con una nuova ricetta. Oggi vi presenterò  un secondo piatto di pesce che  mi entusiasma molto, poiché racchiude un concetto molto importante in cucina, che vi mostrerò nel corso della ricetta:  “ZERO SPRECHI”…intanto eccovi  la ricetta per 2 persone.
Per questa portata serve:
-1 SOGLIOLA
-1 CUCCHIAIO DI FARINA
-6 ASPARAGI
-100 G DI CECI (anche quelli in barattolo vanno bene)
-SEDANO,CAROTA,CIPOLLA
-RADICCHIO q.b
-TIMO
-OLIO,SALE E PEPE

La ricetta di oggi, sogliola ceci e asparagi, impiattata e pronta per essere servita…

Siamo pronti?…iniziamo!
Per prima cosa perché “ZERO SPRECHI”…perché  userò tutte le parti della sogliola, anche quelle che in genere non vengono usate, di solito, nella preparazione di un piatto.  Invece il fascino della cucina sta proprio  nell’utilizzare al meglio e con rispetto ogni singolo ingrediente.
Come prima cosa puliamo la sogliola: ricaviamo i 4 filetti, arrotoliamoli su se stessi e mettiamoli da parte. La pelle tolta la si squama, la si stende su un foglio di carta da forno e sopra vi posizioniamo un’altra teglia, cosi da mantenere ben stesa la pelle che verrà cotta a 50°C  in un forno ventilato, in modo da ottenere la parte croccante del piatto.

Con la testa e la lisca della sogliola facciamo un brodo insieme agli scarti del sedano, carota e cipolla.
Preriscaldiamo una padella con un filo di olio (rigorosamente extra vergine di oliva) , inseriamo un trito grossolano di sedano, carote e cipolla preparato in precedenza. Facciamo appassire il tutto a fiamma bassa e aggiungiamo i ceci (ben lavati),  il timo e il brodo di sogliola , aggiustiamo di sale e pepe e lasciamo cuocere per 25 minuti circa.
Trascorsi 25 minuti, frulliamo i ceci (prelevando prima il timo) e teniamo la salsa ottenuta in un pentolino pronto per l’uso.
Prendiamo di nuovo  i filetti, saliamoli e arrotoliamoli su se stessi (per far tenere la forma inseriamo uno stecchino), paniamo da entrambi i lati con della farina 00 e scottiamoli in padella  con un  filo di olio , così da creare una bella crosticina!
Facciamo terminare la cottura in forno a 160°C per 6-7 minuti.
A questo  punto prendiamo gli asparagi e mondiamoli (mondare è un termine che troverete spesso nelle ricette e significa pulire un alimento dalle parti non edibili) , facciamo bollire gli asparagi in acqua bollente salata fino a cottura desiderata e condiamoli con un po’  di pepe, olio e timo.
A questo punto siamo pronti per impiattare: posizioniamo la salsa di ceci sul fondo del piatto, aggiungiamo i filetti caldi, (in questo caso 2,) le punte di asparagi , del radicchio condito solamente con olio e sale (per dare una nota amarognola al piatto che ci sta bene) e infine la pelle croccante.
Il piatto è pronto, la difficoltà è medio-facile basta avere un po’ di manualità e tanta passione.
P.S. Vi svelo n trucchetto  per eliminare la pelle più facilmente:  incidete con un coltello la coda e immergetela in acqua calda per 30 secondi , poi con un fazzoletto tiratela verso la testa del pesce.
Grazie a tutti e  alla prossima ricetta, cari lettori di “EmozionAmici”….non ve la perdete mi raccomando!!!!

Alessandro Vellucci

Tonnarelli all’essenza di peperone e ricotta di bufala

Tonnarelli all’ essenza di peperone e ricotta di bufala.

Eccoci qui lettori: benvenuti nella mia rubrica di EmozionAmici dove parleremo di cucina e delle sue numerose sfaccettature.
Oggi vi presento dei tonnarelli all’uovo con peperoni e ricotta di bufala. Come avete notato ci sono soltanto 2 ingredienti principali… ebbene sì , per creare un piatto delizioso è sufficiente avere ingredienti freschi , di stagione e tanta tanta fantasia.

…ecco i nostri tonnarelli all’essenza di peperone e ricotta di bufala…

Questa ricetta è nata per caso, un lunedì sera, quando ero alla ricerca di un piatto fresco e veloce da preparare. E così, frugando nel frigorifero, mi accorsi della presenza di due peperoni (uno rosso e uno giallo) e di una vaschettina di ricotta di bufala e mi chiesi come poterli inserire in un piatto senza renderlo eccessivamente pesante: erano nati i miei tonnarelli all’uovo con peperoni e ricotta di bufala, di cui, intanto, vi do la ricetta per 4 persone:
-360 g di tonnarelli all’uovo fresco
-4 peperoni (2 gialli e 2 rossi)
-1 spicchio di aglio in camicia
-un rametto di rosmarino
-ricottina di bufala (se non la trovate potete prendere tranquillamente quella di mucca , ma il risultato non sarà lo stesso)
-olio e.v.o , sale , pepe
Come vi dicevo prima la ricetta è molto facile e accessibile a tutti, basta seguire qualche trucchetto che vi illustrerò!
Siamo pronti?! Iniziamo!
Riempiamo una casseruola dove far bollire l’acqua per la pasta.
Prepariamoci un tagliere (con un fazzoletto leggermente umido da posizionare sotto di esso per non farlo scivolare), prendiamo i peperoni, priviamoli dei semi e delle parti bianche. Si può togliere anche la pelle del peperone utilizzando un pela patate, Con un coltello tagliamo i peperoni prima a listarelle e poi a cubetti piccoli e… mi raccomando… mettete da parte gli scarti dei peperoni perché ci serviranno!
Buttiamo i tonnarelli nell’acqua bollente salata dove cuoceranno per circa 3 minuti (vi spiegherò poi il perché). Prendiamo ciò che abbiamo scartato dei peperoni e frulliamoli insieme ad un pò di sale, olio e pepe, setacciamo (per evitare qualche semino sfuggito all’occhio) e mettiamo il composto così ottenuto in frigo con lo spicchio di aglio e il rosmarino facendo una sorta di marinatura.
Riscaldiamo, a fiamma vivace, la padella dove verseremo un filo di olio e la cubettata di peperoni fatta in precedenza , aggiungiamo del sale , saltiamo per 3 minuti massimo ( per preservare le vitamine i minerali del peperone) e adagiamo il tutto su un piatto. Nella stessa padella versiamo ora il composto ottenuto dagli scarti dei peperoni , scoliamo i tonnarelli ancora al dente e mettiamo due mestoli di acqua della pasta, in modo da far terminare la cottura della stessa nella padella per far concentrare l’amido presente nella pasta direttamente nella salsa invece che nell’acqua di cottura (questo procedimento si chiama “risottare”). Giunti al grado di cottura desiderato, si aggiunge la cubettata saltata e un filo di olio a crudo. Impiattate al meglio delle vostre capacità…perché anche l’occhio vuole la sua parte!
Come vedete dalla foto, sui tonnarelli ho aggiunto una “quenelle” di ricotta di bufala per attenuare il sapore deciso dei peperoni e non renderlo monotono al palato.
Questa è la prova che la cucina non ha limiti e regole: ognuno è libero di creare ciò che vuole, come un pittore fa con la sua tela.
Ribadisco il concetto che il termine “costoso” non sempre è sinonimo di “buono”.
Ricordatevi ingredienti freschi , di stagione e già il piatto parlerà da sé.
Alla prossima ricetta cari lettori!
Alessandro Vellucci

Vi presento Alessandro Vellucci, curatore della rubrica di cucina per “EmozionAmici”

Oggi vi presento uno dei collaboratori del mio giornale on line, “EmozionAmici”: il giovane Alessandro Vellucci, classe 1999.

Alessandro Vellucci a bordo della nave “MSC Meraviglia” dove ha partecipato a “Masterchef at Sea”

Studente promettente, decide, dopo la Licenza di Scuola Secondaria di Primo Grado, di coltivare la sua passione: la cucina.

Si iscrive, così, all’I.P.S.S.A.R. “Ugo Tognazzi” e, successivamente, si trasferisce all’Istituto Alberghiero   “Marco Gavio Apicio” di Anzio, dove ha modo di imparare, prima, e di affinare, poi, la sua arte.

Chiedo ad Alessandro di presentarsi: “Sono energico, dotato di creatività, nutro passione per il cibo in tutte le sue forme, dalla preparazione all’impiattamento. Le cucine intense e frenetiche non mi intimidiscono, anzi, è proprio in quei contesti che riesco a dare il meglio di me.”

Ormai prossimo alla Maturità,  vanta esperienze professionali di tutto rispetto: nel 2016 è Aiuto Cuoco presso “Guidoristorante” (1 Stella Michelin),  ad Alba (Cuneo),  nel 2017 è  al Ristorante “Dar Marinaro”, ad Anzio, poi in due locali  “Il Convivio Troiani” e il “Tordomatto”, entrambi a Roma con 1 Stella Michelin.  Nel corso di queste esperienze presso ristoranti così prestigiosi, Alessandro avrà modo di imparare, come lui stesso dichiara: ”Tecniche innovative all’avanguardia della nuova cucina gourmet, le basi della pasticceria,  ma anche le tradizioni della cucina di mare, tipica delle nostre zone”.

La “variazione di cheesecake” dall’estro di Alessandro Vellucci che ne parlerà nella sua rubrica di cucina

Molti le competizioni alle quali ha partecipato, tra queste: l’ 8° concorso gastronomico “ La cucina regionale rivisitata in chiave moderna”, le preselezioni per il 1° campionato tra gli istituti alberghieri del Lazio 2017-2018, dove si è classificato 1°, “Masterchef at sea”,   sulla nave “MSG Meraviglia”. Molte anche le partecipazioni ad eventi che si sono svolti nel nostro territorio, tra questi spicca lo stand gastronomico anni ’40, in occasione dello Sbarco Alleato del 22 gennaio scorso.

Alessandro Vellucci nel suo “regno”: la cucina

 

La collaborazione con il mio giornale “EmozionAmici” lo vedrà protagonista in cucina, con le sue ricette, ma anche dispensatore di consigli per piatti veloci o della cosiddetta “cucina povera”.

…ancora al lavoro in cucina…

Dalla prossima settimana partirà la sua rubrica che, spero, incontrerà il vostro favore.

Fiera di lui, fiera di un giovane talentuoso, appassionato del suo lavoro e che, ne sono certa, arricchirà le pagine di questo nostro giornale on line.

 

Alessandra Fiorilli

I nostri vecchi quaderni

Uno a righe, per i temi, i riassunti e le poesie, l’altro a quadretti per la matematica e la geometria.

Le copertine dei quaderni  anni ’80 del secolo scorso, sarebbero diventati un trionfo di colori, con sopra rappresentati i protagonisti dei cartoni animati che ci traghettavano, dolcemente, nel pomeriggio inoltrato. Nulla più ricordava quelle monocromo e persino nere dei decenni passati.

La copertina di un quaderno raffigurante Remì, protagonista di un cartone animato anni ’80; foto di Alessandra Fiorilli
…Spank, uno dei “miti” degli anni ’80, raffigurato sulla copertina di un quaderno; foto di Alessandra Fiorilli
Da sinistra: un quaderno scolastico “storico”: quello enciclopedico de “Il Milione”, e a destra, uno raffigurante  “Braccio di Ferro”; foto di Alessandra Fiorilli

In prima pagina, c’era da scrivere solo il nome, il cognome, la classe, la sezione e la materia: nessun indirizzo mail, nickname, nome utente Facebook o Instagram.

Immancabile, sul retro del quaderno, la famosa tavola pitagorica con le tabelline dall’ 1 al 9, o talvolta anche al 12, dalla quale, spesso, si strappava l’angolo per scrivere i famosi “bigliettini” che ci si passava di banco in banco.

La famosa tavola pitagorica nella penultima pagina dei quaderni

I più precisi mettevano la foderina di plastica con due lembi interni anche ai quaderni, quegli stessi quaderni che i genitori e i nonni chiedevano di sfogliare per accertarsi del voto che la maestra aveva assegnato ai compiti svolti.

 

E tutto era parte di un mondo che oggi, al solo pensarci, sembra così lontano…

Alessandra Fiorilli

 

Napoli e il suo tramonto…

Il tramonto a mare…un momento in cui la nostalgia del sole che sta andando via si fonde perfettamente con la speranza del nuovo che sta per arrivare.

Il cielo arrossisce perché pensa alle ore trascorse con il sole e noi ci emozioniamo con lui.

Queste foto sono state scattate sul lungomare Caracciolo a Napoli, in un sabato pomeriggio brulicante di gente.

Il lento scomparire del sole dietro la collina di Posillipo, nello scatto di Lorenza Fiorilli

Il lungomare del capoluogo campano è un abbraccio nel quale cittadini e turisti si abbandonano volentieri: Posillipo, Mergellina,  il Vomero che tutto domina dall’alto, e Castel dell’Ovo, la fortezza collegata da un ponticello alla terraferma.

E quando il cielo ha cominciato a dare spettacolo di sé la gente non può  fare a meno di fermarsi a guardare…

“Sono 40 anni che abito a Napoli e il sabato, quando il tempo lo permette, non me ne perdo mai uno …non so perché ma in quell’istante percepisco tutta la forza della natura e il rispetto che dovremmo portarle”, dichiara Luisa, mentre il nipotino che ha in braccio indica stupefatto, con le manine, questo arrossire del cielo.

“Il tramonto mi ammanta il cuore di nostalgia– dice invece Maurizio, che sta trascorrendo il fine settimana a Napoli con la moglie- davanti a questo spettacolo, mi viene sempre in mente mio padre, con il quale amavo vedere i tramonti dal lungomare della mia città natale ”.

Il cielo sopra Napoli che arrossisce, in uno scatto di Lorenza Fiorilli

Poi ci sono loro, gli adolescenti innamorati che si immortalano, con un selfie, in questa cornice incantevole, postando la foto sui Social.

E mentre siamo tutti lì, a guardare la perfetta fusione del mare, del cielo, della terra, penso agli emigranti che hanno lasciato la loro Napoli per andare oltreoceano e così mi sovvengono le parole della canzone “Lacreme napulitane”:  “E nce ne costa lacreme st’America a nuje, napulitane! Pe nuje ca ce chiagnimmo ‘o cielo è Napule, comm’è amaro ‘stu ppane!”

E mentre il mio pensiero vola alle città americane dove i nostri connazionali non potevano più assistere allo spettacolo del tramonto…noi, invece, abbiamo la fortuna di stare li, per  salutare il sole e donarlo ai nostri simili che vivono nell’altro emisfero.

Alessandra Fiorilli