Il secondo cervello? Nella pancia!

Alla maggior parte delle persone sarà capitato, dopo una discussione, una delusione, una preoccupazione, di manifestare sintomi quali crampi allo stomaco, nausea, bruciori, gonfiore o di non riuscire a mangiare sperimentando la sensazione di “stomaco chiuso”.

Il nostro intestino è uno dei primi bersagli degli effetti psicosomatici correlati allo stress; siamo in presenza, quindi, di somatizzazione, ovvero il fenomeno per il quale sperimentiamo sintomi fisici che però non hanno nessuna causa organica.

Diverse ricerche scientifiche hanno dimostrato che eventi stressanti provocano disturbi e, in alcuni casi, anche lesioni al sistema digerente. Si parla, in questi casi, di patologie funzionali, ovvero senza una causa organica nota, e tra queste troviamo la sindrome del colon irritabile.

Perché avviene tutto ciò? Perché quando proviamo emozioni negative abbiamo ripercussioni specialmente sul nostro apparato digerente?

In quest’ultimo si trova un gruppo di cellule nervose, dette, nel loro complesso, cervello addominale; tali cellule comunicano con il nostro sistema nervoso: c’è, quindi, uno “scambio di informazioni” tra i nostri “due cervelli”.

Il cosiddetto cervello addominale è in grado di funzionare in modo autonomo, come se fosse, appunto, un secondo cervello, e controlla le contrazioni intestinali e il flusso sanguigno nella parete intestinale.

Le aree cerebrali coinvolte nella reazione allo stress provocano delle secrezioni di ormoni e neurotrasmettitori che intervengono sull’intestino, e quest’ultimo invia al cervello messaggi che provocano, a loro volta, un nuovo rilascio delle stesse sostanze, in una specie di circolo ininterrotto. In situazioni di stress vengono, perciò, prodotte da diverse aree cerebrali alcune molecole, presenti anche nell’apparato digerente, che, una volta rilasciate, provocano alterazioni del funzionamento intestinale.

Diversi sono gli effetti di un evento stressante sull’apparato digerente: dolori durante la digestione, accelerazione dell’attività del colon, alterazione della flora intestinale, fino alle infiammazioni croniche.

Ovviamente, ognuno reagisce in modo diverso agli eventi negativi o traumatici e anche in caso di disturbi legati all’apparato digerente, diversa sarà la loro entità. I disturbi intestinali, così come altri disturbi psicosomatici, dipendono dalla capacità di adattamento psicologico del singolo individuo: in caso di adattamento positivo, l’organismo ritrova un nuovo stato di equilibrio, mentre in presenza di un adattamento negativo, l’organismo si esaurisce e lo stress provoca, di conseguenza, disturbi fisici.

Alcune volte non possiamo impedire agli gli eventi negativi di accadere, in quanto non dipendono da noi, ma possiamo comunque imparare a gestirli e ad affrontarli. In particolare, coloro che somatizzano soprattutto a livello dell’apparato digerente possono mettere in atto alcuni comportamenti, alcune piccole accortezze per fare in modo di non peggiorare i loro disturbi; ad esempio consumare i pasti in un clima rilassato, sedersi a tavola con persone con le quali fa piacere stare insieme ed evitare discussioni nelle ore che precedono e seguono i pasti.

La prossima volta, pensiamoci bene prima di accettare un invito a pranzo da una persona con cui non ci sentiamo a nostro agio!

Dottoressa Lorenza Fiorilli, Psicologa