La Menopausa: fattori genetici, fattori ambientali, sintomi menopausali e terapia ormonale sostitutiva. Ne parliamo con la Ginecologa Francesca Sagnella.

 

Una tappa fisiologica di ogni donna, un passaggio dalla vita fertile a quella nonfertile, un momento che, superata la quarantina, sembra attenderci dietro l’angolo, con tutto il suo carico, non solo di cambiamenti del corpo e dell’umore, ma anche di profonda valenza psicologica. Per menopausa -dichiara la Dottoressa Francesca Sagnella, Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Dottore di Ricerca in Fisiopatologia della Riproduzione Umana- s’intende la fine del ciclo mestruale e dell’attività ormonale ovarica. L’età media in cui le donne italiane entrano in questa fase è intorno ai 50 anni, infatti la menopausa fisiologica copre un arco che va dai 45 ai 55 anni. Quando una donna entra in questa fase prima dei 40 anni, parliamo di menopausa precoce; se accade tra i 40 e i 45 anni parliamo di menopausa prematura”.

La Dottoressa Francesca Sagnella, Specialista in Ginecologia ed Ostetricia, Dottore di Ricerca in Fisiopatologia della Riproduzione Umana.

 

Pertanto, in considerazione dell’aumento progressivo dell’età media alla quale arriva il primo figlio, sarebbe opportuno per le donne conoscere, anche se in maniera approssimativa, l’età in cui potrebbe terminare il periodo di fertilità:L’instaurarsi della menopausa è legato a fattori genetici: ogni donna dovrebbe chiedere alla mamma e alla nonna l’età alla quale sono entrate in menopausa, essendoci una forte familiarità. L’entrata in menopausa può inoltre essere influenzata da fattori ambientali, terapie chirurgiche (interventi sulle ovaie), farmacologiche (chemioterapie) o fisiche (radioterapia), ma anche dallo stile di vita e dalle cattive abitudini. Sappiamo infatti che le donne fumatrici possono entrare in menopausa due anni prima delle non fumatrici”.

Si può anche avere un’indicazione massima sulla propria riserva ovarica e quindi, indirettamente, sull’età in cui arriverà la menopausa, sottoponendosi a dei semplici esami clinici: Per conoscere la propria riserva ovarica, esistono dei parametri ormonali quali il dosaggio dell’FSH, da fare al terzo giorno del ciclo e l’ormone antimullierano, da associare alla conta dei follicoli antrali che si esegue mediante un’ecografia transvaginale la quale consente di contare i piccoli follicoli ancora presenti nelle ovaie”.  Ogni giovane donna potrebbe, quindi, con degli esami non invasivi, individuare il periodo della vita nel quale è possibile pensare ad una gravidanza, salvo ovviamente altre problematiche non inerenti alla riserva ovarica: “Purtroppo in questo campo c’è poca informazione -dichiara la Dottoressa Sagnella- dovremmo consigliare alle giovani donne di informarsi circa la propria predisposizione genetica alla menopausa precoce, anche perché è importante sapere che la qualità e il numero degli ovociti cominciano a ridursi sensibilmente già 10 anni prima della menopausa; chi andrà in menopausa a 40-45 anni, pertanto, sarà già molto meno fertile a 30-35 anni, rispetto a donne coetanee che andranno in menopausa a 50 anni”.

La menopausa generalmente non arriva senza segnali, i più rilevanti sono: Irregolarità del ciclo, che può essere più ravvicinato ed abbondante, comparsa di tachicardia, aumento di peso (tra i 4 e i 5 chili), perdita dei capelli, secchezza della pelle e delle mucose, disturbi del sonno e dolori articolari, che interessano 1 donna su 4”.

Tra le conseguenze di cui si parla molto e che è un vero spauracchio, c’èl’osteoporosi, ossia la perdita di massa ossea causata dal crollo degli ormoni (estrogeni). Di fronte a questo quadro, abbiamo delle armi vincenti: Svolgere regolarmente attività fisica , seguire una corretta alimentazione e integrarla con calcio e vitamina D, non fumare e, quando possibile, instaurare una terapia ormonale sostitutiva. Ovviamente, in casi di osteoporosi severa, sono disponibili molti farmaci che possono ridurre molto il rischio di fratture ossee. E’ importante sapere, infatti, che il 40% delle donne dopo la menopausa subisce una frattura.

Tra i sintomi ben noti della menopausa ricordiamo anche la secchezza vaginale e il calo del desiderio e le “famose” vampate: “In molti dei sintomi menopausali è coinvolto l’ipotalamo, una regione del cervello molto sensibile ai livelli di estrogeni che, tra le varie funzioni, regola la fame, il caldo-freddo e l’umore. Non a caso molte donne, in questa fase della vita, possono soffrire di alterazioni del tono dell’umore, fino alla depressione”.

L’età media delle donne è aumentata quindi, anche una volta andate in menopausa, gli anni davanti sono ancora molti, “La medicina ha pensato bene di migliorare la qualità della vita attraverso terapie molto personalizzate. C’è da considerare, infatti, che la menopausa non è solo la fine del periodo fertile, ma anche di una diminuzione drastica degli estrogeni che proteggono dalle malattie cardiovascolari. Non è un caso che in menopausa il colesterolo, i trigliceridi e la glicemia tendono ad aumentare. E qui la terapia ormonale offre un grande aiuto, proprio quella che da anni è stata demonizzata, specie a seguito di studi scientifici condotti negli Stati Uniti d’America, su donne sottoposte a terapia ormonale sostitutiva ma non ben selezionate. Questi studi avevano infatti coinvolto donne obese, in menopausa da 10 anni, e comunque non donne sane. I risultati a cui sono pervenuti sono stati, quindi, fuorvianti. E’ di fondamentale importanza, infatti, la selezione delle pazienti candidate alla terapia ormonale: un attento esame clinico, con la precisa valutazione dei sintomi, dei fattori di rischio che possono emergere dalla storia della paziente e dagli esami di laboratorio, consentono allo specialista di valutare il rapporto rischio/beneficio”.  Chiedo alla Dottoressa Sagnella se tutte le donne possono sottoporsi a tale terapia :” E’ da escludere, ad esempio, in donne che hanno avuto un tumore all’ovaio, al seno, o che sono state colpite da ictus, tromboflebiti o soffrono di malattie autoimmuni come il lupus. Donne sintomatiche che non presentano fattori di rischio possono, invece, trarre enorme beneficio dalla terapia ormonale, purché  iniziata entro i 5 anni dall’entrata in menopausa. Purtroppo, a causa di una propaganda negativa ed allarmistica, sono ancora pochissime le donne in Italia che godono dei benefici di questo trattamento farmacologico (circa il 4%, contro il 51% in altri Paesi europei). Concludendo, possiamo dire che oggi non è più necessario sopportare i disturbi menopausali. Con l’aiuto del medico è infatti quasi sempre possibile trovare la giusta strategia per alleviare i sintomi e vivere meglio una nuova fase della vita.”

Alessandra Fiorilli