HPV: screening, test, vaccino, contagio e rischi, ne parliamo con la Ginecologa Francesca Sagnella.

“E’ in corso uno screening gratuito organizzato dalla Regione Lazio rivolto alle donne di età compresa tra i 30 e i 64 anni, finalizzato alla ricerca del Papilloma Virus (HPV).

Questo test sta sostituendo il pap-test in quanto molto più efficace e sensibile, per la diagnosi precoce delle lesioni del collo dell’utero provocate dall’HPV, le quali possono evolvere in tumori della cervice uterina”.

Inizia così l’intervista con la Dottoressa Francesca Sagnella, Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Dottore di Ricerca in Fisiopatologia della Riproduzione Umana, la quale, in merito a questa novità nel campo dello screening per l’individuazione del tumore al collo dell’utero, così si esprime :” Molte pazienti mi hanno chiesto delucidazioni riguardo all’invito, ricevuto dalle ASL di appartenenza, a sottoporsi al programma di prevenzione del tumore del collo dell’utero. Questa intervista è un’ottima occasione per fare chiarezza sull’argomento. L’HPV è considerato ilprincipale responsabile dei tumori della cervice uterina; ne sono stati individuati circa 200 ceppi,ma soltanto  alcuni di loro sono a rischio oncogeno (ceppi ad alto rischio).

Il test HPV HR offerto dalla Regione Lazio individua i ceppi ad alto rischio (HR), e pertanto le donne maggiormente predisposte a sviluppare lesioni precancerose indotte dal virus. In caso di esito negativo, il test verrà ripetuto dopo 5 anni.Nel caso in cui il test rilevi la presenza dell’HPV, verrà analizzato anche il vetrino del PAP test, prelevato contestualmente”.

La Dottoressa Francesca Sagnella, Ginecologa

E le donne che contraggono l’HPV cosa debbono fare? Non esistono ancora medicine per curare l’HPV. Quel che possiamo fare è trattare le eventuali lesioni provocate dal virus. L’esame da fare, in caso di positività del test, è la colposcopia, ovvero un ingrandimento del collo dell’utero; se poi la situazione richiede un approfondimento, si esegue una biopsia e, in caso di necessità, si asporta la porzione del collo dell’utero sede della lesione (conizzazione) “.

Le donne che contraggono il virus dell’HPV hanno timore che ciò possa avere ripercussioni sulla fertilità: Nella maggior parte dei casi non ci sono conseguenze sulla fertilità e l’infezione da HPV non costituisce una controindicazione al parto vaginale, salvo particolari eccezioni. Tuttavia, inalcuni casi, è possibile che aumenti il rischio di alcune problematiche ostetriche come, ad esempio,il parto pretermine. Questa complicanza è più probabile qualora la paziente abbia subito una conizzazione molto estesa.”

Si tratta di un esame invasivo? ”Assolutamente no: la modalità di esecuzione del prelievo di celluleper l’HPV test è semplice e sovrapponibile a quella che si utilizza per il Pap-test.

L’analisi di laboratorio è invece molto più complessa, trattandosi di un test genetico che va a ricercare il DNA del virus. Per questo motivo ha un costo più elevato”.

Non a tutte le donne è consigliato sostituire il pap-test con l’HPV test: Nelle più giovani si preferisce effettuare il pap-test, in quanto si stima che circa l’80% delle donne, di età compresa tra i 20 e i 35 anni, contragga il virus dell’HPV almeno una volta nella vita, con conseguente risoluzione spontanea dell’infezione. Si stima che il virus venga eliminato spontaneamente nel 50% dei casi entro un anno e nell’80% dei casi entro due anni”.

La principale via di trasmissione: “E’ quella sessuale, anche in assenza di rapporti completi, inquanto può avvenire anche attraverso il contatto tra mani e mucose o tra le mucose stesse. Anche il profilattico è meno efficace nel proteggere dall’HPV, rispetto ad altre infezioni , proprio perché copre solo una parte delle zone potenzialmente “abitate” dal virus”.

In caso di esito positivo dell’HPV test: “Il Partner deve essere informato, ovviamente, ma c’è da dire anche che tale virus non sempre si manifesta e spesso l’uomo può essere un portatore sano, avendo potuto contrarlo molto tempo prima, magari da un’altra donna”.

Cosa si può fare, quindi, per prevenire questa infezione? : L’unico metodo per prevenire l’infezioneè la vaccinazione. Dal 2008 è partita la campagna di vaccinazione gratuita, per le ragazze nel 12° anno di vita; dal 2017 la stessa vaccinazione è rivolta anche ai maschi”.

Che tipo di protezione offre il vaccino HPV?: “Esistono diversi vaccini che si distinguono per il numero di ceppi contro i quali è attivo. Il vaccino che viene utilizzato attualmente (Gardasil 9) è rivolto contro 9 ceppi, tra i quali i 7 più pericolosi (responsabili del 90% circa dei tumori della cervice) e due ceppi a basso rischio, responsabili dei condilomi genitali”.

Molte mamme temono che il vaccino possa essere pericoloso. Come possiamo rassicurarle?

Il vaccino è sicuro in quanto si va ad inoculare soltanto l’”involucro vuoto” del virus, non il suo DNA. Pertanto NON può infettare. In tal modo induce il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici”

Le possibili reazioni al vaccino: “ Sono quelle comuni, come una lieve alterazione della temperatura,dolori muscolari, fastidio nel sito dell’inoculazione; tutti effetti che, però, scompaiono in poco tempo”.

E’ possibile vaccinarsi anche oltre i 12 anni: “L’efficacia del vaccino è massima in chi non ha mai contratto il virus; la maggior parte degli studi che la documentano, ha preso in considerazione donne tra i 16 e i 25 anni, ma studi recenti ne evidenziano una certa utilità anche tra i 26 e i 45anni; in questa fascia è più probabile che la donna abbia già contratto alcuni ceppi, ma lavaccinazione potrebbe coprirne altri”.

                                                                 Alessandra Fiorilli

Il Dottor Rolando Alessio Bolognino, Biologo Nutrizionista, ci parla del profondo significato della “dieta”, con uno sguardo rivolto a quella da seguire nella Terza Età.

Ogni fascia d’età presenta aspetti peculiari, da un punto di vista ormonale, che richiedono una dieta specifica.

Dieta…quante volte abbiamo letto e sentito questa parola e quante volte è stata associata a un regime alimentare sinonimo di privazione e talvolta persino di “fame”: tale termine, invece, è da leggere nel suo aspetto etimologico per comprenderlo completamente.

“Dieta” deriva dal greco “daita” e significa regime di vita che ha come suo pilastro un’alimentazione sana ed equilibrata avente come obiettivo il benessere a la salute, non dimenticando del tutto i piaceri della buona tavola.

Come già accennato all’inizio, un regime sano ed equilibrato è indicato ad ogni età, ma ci sono delle fasce o delle condizioni che ne richiedono uno ancora più specifico: è il caso dei bambini, degli adolescenti, delle donne in gravidanza, in allattamento  o in menopausa, degli anziani ma anche di coloro che sono in sovrappeso o obesi o di chi è affetto da particolari patologie.

Anche gli sportivi o chi segue un regime alimentare vegetariano o vegano ha necessità di seguire un’alimentazione specifica.

Dei vari aspetti di una dieta, con un’ attenzione rivolta a quella per la Terza Età, ne parliamo con il Dottor Rolando Alessio Bolognino, Biologo Nutrizionista, Professore al Master in Scienze della Nutrizione e Dietetica presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Professore al Master in Medicina Oncologica Integrata presso l’Università degli Studi di Roma “Guglielmo Marconi”, Istruttore di protocolli Mindfulness per la riduzione dello stress. Autore di libri ed esperto scientifico sulle reti nazionali, nelle trasmissioni “Uno Mattina”, “La Prova del cuoco”, “Buongiorno Benessere” su RAI 1, su “Tutta Salute” su RAI 3, Rete 4, LA7,  Sky.

Il Dottor Rolando Alessio Bolognino (Foto per gentile concessione del Dottor Rolando Alessio Bolognino)

L’anziano, fino alla metà del secolo scorso, era il nonno che, terminata la sua attività lavorativa, era a casa, quasi del tutto privo di interessi e che si accontentava di non aver malattie per dire di star bene.

Ma il benessere, oggi, è fatto di tante sfaccettature e non è più, fortunatamente, solo assenza di patologie, ma è un discorso che spazia dall’alimentazione all’attività fisica.

Per questo parliamo con il Dottor Bolognino dello stile di vita da tenere nella Terza Età.

Molti anziani hanno la tendenza a dimagrire, per disturbi legati alla masticazione o al gusto, ad esempio, o ad ingrassare, spesso per sedentarietà e assenza di attività fisica. E’ per questo che bisogna valutare attentamente, anche per l’anziano, i bisogni reali dell’individuo e le necessità. Come discorso molto generale sull’alimentazione, possiamo dire che eliminare cibi dalla dieta, a meno che non ci sia una patologia che lo richieda, non è mai un bene”.

L’anziano che vuole vivere bene la sua età: “Deve fare pasti piccoli e frequenti: mangiare per prevenire la fame, questa è la parola d’ordine. Così come è importante bere molto prima ancora che arrivi la sete, perché a quel punto c’è persino il rischio di disidratazione”.

Con il passare degli anni, ciascuno di noi, inevitabilmente, va incontro ad una perdita di massa muscolare Perdiamo ogni anno tra lo 0,1 o lo 0,4 % del muscolo, e questo fenomeno prende il nome di sarcopenia. E’ inevitabile, ma possiamo tutelarci mangiando bene e cercando di modificare lo stile di vita”.

A tal proposito, il Dottor Bolognino fa un distinguo tra: Vita attiva, quindi muoversi a piedi, salire le scale, passeggiare in bicicletta” e Attività sportiva, caratterizzata da un inizio e da una fine dell’allenamento e da un’intensità di lavoro programmata”.

Per la Terza Età, specie le donne, molto indicate sono : “Yoga, pilates, posturale, attività dolci che favoriscono comunque l’allungamento e la tonicità muscolare”.

Il sesso femminile deve fronteggiare, infatti, con il passare degli anni anche l’osteoporosi: Lo stadio precedente all’osteoporosi è quello dell’osteopania, ovvero la perdita di calcio da parte delle ossa. Per rallentarne il processo, anche in questo caso, a fare la differenza è il movimento, ovvero portare il carico sull’osso stimola quest’ultimo a trattenere il calcio e rimanere elastico. Quando il calcio, invece, non viene trattenuto dalla matrice ossea questa cristallizza divenendo fragile”.

Tornado alla dieta per la Terza Età, Il primo alimento magico è l’acqua oligominerale con residuo fisso (la  quantità di minerali disciolti) tra i 100 e i 200 mg/l “

Attenzione al latte, spesso non sufficiente per contrastare l’osteoporosi: “In realtà ho più successo quando tolgo il latte dalla dieta che quando lo inserisco. Al suo posto è da preferire lo yogurt, più digeribile e che ci permette di assumere calcio durante gli spuntini, quindi a metà mattina o a metà pomeriggio.”

Bene anche i: Formaggi magri, con una percentuale di grassi tra il 10 e il 12%, quale la ricotta di mucca o un buon formaggio stagionato come il parmigiano, ottimi come scelta per un secondo”.

Il cibo non è solo una necessaria fonte di sostentamento, ma ha un potere ancora poco conosciuto: “Occupandomi di nutrizione oncologica, ho potuto constatare come modificando la propria alimentazione, andando a preferire alcuni alimenti specifici durante la chemioterapia escludendone alcuni, consenta al paziente di ridurre drasticamente gli effetti negativi quali la nausea e il vomito”.

L’alimentazione è anche da considerarsi, quindi come: Cura e prevenzione”, tanto che “Alcuni tipi di tumore, come quello del colon e del seno hanno un rapporto fino al 70% con il cibo”.

E per quanto attiene all’uso di integratori, il Dottor Bolognino così si esprime:   “E’ da considerare solo se necessario. Assistiamo oggi a un fenomeno particolare: siamo una società alla ricerca del “senza”: glutine, lattosio, zucchero, grassi. Paghiamo di più per avere meno! E poi andiamo continuamente alla ricerca di integratori! L’eventuale uso di integratori è da valutare caso per caso”.

La dieta equilibrata: “Con alimenti di stagione è il toccasana per qualsiasi fascia di età e agli anziani:E’ consigliato assumere proteine in piccole quantità e facilmente digeribili. Quindi bene carne magra e sottile, pesce azzurro, uova purché siano di classe 0/1 (quindi allevate a terra), legumi. Ogni giorno poi consiglierei di inserire una centrifuga/estratto di verdura quali finocchio, carota, rapa, crescione, broccolo, spinacio, zenzero e un frutto, per rendere il sapore più gradevole”.

Al termine dell’intervista ringrazio il Dottor Bolognino non solo per i suoi preziosi consigli, ma soprattutto per la chiara incisività del suo messaggio, forte di una competenza in campo della nutrizione, ma soprattutto di una grande  passione per il proprio lavoro.

E grazie perché il Dottor Bolognino ci ha fatto comprendere come siano poche, ma fondamentali le regole da seguire per stare in salute.

Perché la vita, se non afflitta da patologie, è bella, ricca, piena, a qualsiasi età.

Alessandra Fiorilli

Aritmie e tachicardie in quest’intervista con uno dei maggiori esperti italiani: il Dottor Massimo Grimaldi, Cardiologo.

Accompagna ogni singolo nostro respiro, si emoziona con noi, asseconda paura e timori, ma anche gioie e felicità.

E’ l’emblema stesso dell’essere in vita e, nel corso dei secoli, è stato osannato da poeti, letterati,  musicisti.

Rappresenta l’amore, impariamo a disegnarlo sin da piccoli e, da quando sono comparse le emoticon, il suo simbolo è tra i più usati.

Stiamo parlando del cuore, di quest’organo che percepiamo, che sentiamo, e la cui variazione di ritmo e velocità, se non dovuta a fattori esterni oggettivamente rilevabili, ci mette in allarme.

Il campo delle aritmie e delle tachicardie è vasto e, per far chiarezza, ho intervistato uno dei maggiori esperti della cardiologia italiana: il Dottor Massimo Grimaldi, il quale, nel 2017 ha ricevuto il premio come miglior cardiologo d’Italia ai Top Doctord Awards, con la seguente motivazione: “Premio all’eccellenza come specialista di prim’ordine conferito dalla comunità medica italiana attraverso le segnalazioni ricevute durante il 2017.”

Il Dottor Massimo Grimaldi, Cardiologo (foto per gentile concessione del Dottor Massimo Grimaldi)

La branca che studia la formazione e la conduzione degli impulsi elettrici del cuore è quella dell’Elettrofisiologia Cardiaca. L’ Aritmologia   si occupa dei disturbi del ritmo cardiaco e proprio dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Artimologia il Dottor Grimaldi è il Responsabile, presso l’Ospedale F. Mulli di Acquaviva delle Fonti, Bari,  e sempre di questa branca è stato docente presso la Scuola di Specializzazione in Cardiologia presso l’Università di Foggia.

Dopo il conseguimento della Laurea con lode in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Bari, si specializza in Cardiologia presso lo stesso ateneo, per conseguire poi il Dottorato di Ricerca in Fisiopatologia e Clinica dell’Apparato Cardiovascolare e Respiratorio presso l’Università di Pisa.

Esperienze maturate all’estero, numerose pubblicazioni a carattere scientifico, circa 6000 ablazioni transcatetere, completano il brillante e ricco curriculum del Dottor Grimaldi, il quale, in merito  alle aritmie, così si esprime:

Il cuore è un muscolo e ha bisogno di un impulso elettrico per  attivare la contrazione.  Normalmente il cuore si contrae per 60-80  battiti al minuto (b/m), nel momento in cui si registra una perdita di ritmicità  o un incremento (oltre i 100 b/m) o una diminuzione (al di sotto di 60 b/m) di tali battiti, parliamo di aritmia, che può essere fisiologica o patologica”.

Quante volte, a causa di un’emozione o di uno sforzo, avvertiamo che il nostro cuore sta battendo più velocemente; anche la febbre o la digestione accelerano la frequenza cardiaca. Ecco :”Tutte queste situazioni generano tachicardie che si definiscono fisiologiche in quanto sono provocate da una normale reazione del nostro organismo. Nulla di cui preoccuparsi se il cuore arriva a registrare, limitatamente a quel contesto, anche i 180 battiti al minuto”.

Importante è anche la modalità in cui il cuore accelera i suoi battiti, se avviene Gradualmente e  torna alla sua velocità normale in modo progressivo, non c’è nulla di cui allarmarsi, solitamente si tratta di tachciardie fisiologiche. Di contro quando l’accelerazione è improvvisa, brusca quasi sempre si tratta di tachicardie patologiche.”

L’aritmia assume fattezze che possono destare preoccupazione, richiedendo, così, il ricorso a uno specialista, :”L’aritmia che deve destare allarme è quella che insorge in maniera immotivata, ovvero non a causa di un’emozione o di uno sforzo. L’aumento, inoltre, dovrà essere brusco e il cambio di ritmo repentino. Pertanto, quando i battiti superano, velocemente e senza motivo, i 150-160 b/m, è il caso di approfondire, perché molto probabilmente ci troviamo di fronte ad un’aritmia patologica”.

Le tachicardie dunque possono essere sia fisiologiche che patologiche, ma quelle patologiche sono sempre pericolose? Possiamo dividere le tachicardie in due gruppi: quelle sopraventricolari che generalmente sono soltanto fastidiose e che provengono dagli atri, e quelle ventricolari, che invece nascono nei ventricoli, e che possono anche essere a rischio di vita. Quando le tachicardie causano una sincope, ovvero una perdita transitoria di coscienza, possono essere particolarmente pericolose ed è opportuno chiamare immediatamente il 118”. Tra le tachicardie sopraventricolari, ricordiamo la fibrillazione atriale, che è caratterizzata da un battito particolarmente irregolare. Questa aritmia non è immediatamente pericolosa per la vita, ma aumenta notevolmente il rischio di ischemie cerebrali se non opportunamente trattata.

La tachicardia:” Si può rilevare anche con un semplice elettrocardiogramma, che è un esame fondamentale. Nei casi in cui gli episodi sono sporadici la diagnosi può essere posta con un elettrocardiogramma di lunga durata chiamato ECG- secondo Holter. La durata del monitoraggio solitamente è di 24 ore ma può arrivare ad oltre 3 anni: in quest’ultimo caso, l’apparecchio è sottocutaneo e viene iniettato quasi come un micro-chip”.

Altro evento spesso viene riferito dai pazienti è quello del: Colpo in gola, che in realtà è un sintomo causato da un’extrasistole, ovvero una contrazione anticipata del cuore.  Queste, nonostante il paziente le avverta come fastidiose, nella maggior parte dei casi sono benigne, tuttavia se il soggetto è affetto da altre patologie cardiache o se avverte dolori al petto, sincopi o presincopi è meglio che consulti un medico”.

Ringrazio il Dottor Grimaldi per la sua grande capacità di aver illustrato, in maniera semplice e accurata le manifestazioni più frequenti legate alle aritmie cardiache.

                                            Alessandra Fiorilli                                                     

La Lenticchia di Castelluccio di Norcia: quando la storia e le tradizioni creano un capolavoro senza tempo.

Sono state le protagoniste delle festività natalizie da poco trascorse.

Si dice che portino fortuna e denaro, ecco perché le si mangiano appena scoccata la mezzanotte che saluta il nuovo anno.

Ma loro, dalla forma tondeggiante e dal colore che va dal verde al marroncino passando per una screziatura arancio, sono presenti sulla tavola degli uomini sin dai tempi antichissimi, quando venivano coltivate nell’area dell’Asia minore.

Protagoniste anche in un racconto biblico nel libro della Genesi della Sacra Bibbia, sono state per secoli chiamate “la carne dei poveri” perché ricche di proteine e ferro.

Stiamo parlando delle lenticchie, le cui più famose sono quelle di Castelluccio di Norcia, che hanno ottenuto, nel 1997, il marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta).

Coltivate in quest’area a 1500 metri sul livello del mare già nel  3000 a.C.,  la pratica della coltivazione  segue, da tempo immemore, sempre lo stesso rituale: il terreno nel quale verranno messe a dimore viene arato in primavera, la semina avviene tra marzo e maggio e proprio da maggio fino alla prima metà luglio, si ha il momento della loro fioritura, uno spettacolo davanti al quale centinaia di migliaia di turisti rimangono affascinati.

Le lenticchie di Castelluccio di Norcia (foto di Alessandra Fiorilli)

La sua forma schiacciata e tondeggiante, fanno della lenticchia di Castelluccio un vero capolavoro artistico che diventa poi, anche culinario, grazie alla sua buccia fine che, però, non si sfalda dopo i venti minuti di cottura richiesti.

E’ la natura nella quale nasce e cresce a renderla così unica: la sua dimora è un altopiano che sorge su un fondo di un lago risalente all’epoca preistorica e che si è prosciugato. L’inverno rigido, l’innevamento e le gelate che ne conseguono, rendono il terreno particolarmente favorevole alla coltivazione, preservando altresì la lenticchia dall’attacco dei parassiti e questo consente anche di non usare sostanze chimiche e di continuare una coltivazione biologica.

La forma e il colore delle lenticchie IGP (foto di Alessandra Fiorilli)

Come piatto unico, in zuppe o accompagnata dalla pasta, come compagna di formaggi saporiti, la lenticchia di Castelluccio di Norcia è un capolavoro tutto da gustare.

                                                    Alessandra Fiorilli