Nei giorni precedenti l’ultima Pasqua andammo la nonna ed io a fare la spesa, in ogni negozio nel quale entravamo c’era sempre qualcuno che chiedeva di te, del Cavaliere e così, tra una lode ed un’altra, ti mandavano a salutare. La nonna diventò molto triste e cacciò frettolosamente dalla sua borsa un fazzoletto a quadri bianchi ed arancione. Soffiò energicamente il naso, mentre con l’altra mano si asciugò le lacrime. Mi chiese di riaccompagnarla a casa: la spesa avrei dovuta terminarla io.
Ma cosa ci facevo mai in strada con quel mezzo foglio protocollo a righe sul quale, nonno, eri solito segnare le indicazioni della spesa, cosa avremmo mai dovuto festeggiare? Fui assalita dallo sconforto più profondo, nulla sembrava avere più un significato, poi però, pensai a te, al tuo desiderio di trascorrere una Pasqua in famiglia, tra le persone che più amavi, secondo antichi rituali e allora mi venne il coraggio necessario per entrare nell’alimentari per acquistare il grano e gli ingredienti per la pastiera, oltre alla mozzarella che, strato su strato, avrebbe arricchito la prelibata lasagna.
Rincasai con le buste della spesa che rischiavano di rompersi a causa del peso eccessivo, suonai al citofono e la nonna mi venne incontro.
Era più serena e pensai che fossi stato tu, con le tue solite parole d’incoraggiamento, ad infonderle la necessaria forza per andare avanti.
Tu eri seduto già attorno al tavolo della cucina, respiravi in un modo strano ma tentasti di parlare d’altro, esaltando oltremisura le mie doti improvvisate della “brava massaia” di ritorno dalla spesa. Tirai accuratamente fuori dalle buste di plastica uno ad uno tutto quello che c’era scritto sulla lista. Seguivi con amore ogni mio gesto ed esigevi annusare, toccare, tastare tutto quello che mi avevi chiesto di acquistare per accertarti della qualità, sino a quando mi dicesti che sì, anche quella prova l’avevo egregiamente superata. Fu la volta del grano, delle uova, della farina, della mozzarella per le lasagne.
Al termine di questa carrellata gastronomica tu mi regalasti il tuo battito ritmato delle mani mentre accompagnavi il suono con un: “Brava, brava!”. Aiutai la nonna a sistemare il tutto nel frigorifero mentre seguivi ogni mio gesto con sguardo amorevole. La Pasqua ci attendeva.