Non sarei più andata via, nonno, e non sono andata via, infatti, quel giorno fuori dall’ospedale, con la valigia da sistemare nel portabagagli mentre tu, sulla sedia a rotelle, aspettavi che ti mettessimo sull’auto, nel posto vicino al guidatore. Intanto dal cielo stava scendendo una fastidiosissima pioggerellina che fece diventare quel momento ancora più triste di quanto già non lo fosse.
Dunque, tu eri sulla sedia a rotelle, sfuggivi gli sguardi degli altri ma cercavi, con dei rapidi gesti delle mano di incitarci a far presto, perché era necessario lasciare quello spiazzale dell’ospedale e ritornare a casa.
Non parlavi quasi neanche più e le poche parole che riuscivi a pronunciare, apparivano pesanti, appannate, cavernose. Nulla sembrava essere rimasto del tuo timbro sonoro e sicuro, suadente ed elegante che riempiva ormai solo i nostri ricordi.
Lo zio salì al tuo fianco e partì, così come facemmo io e la mamma che prontamente vi seguimmo con l’auto. Vidi per tutto il breve tragitto che ti avrebbe riportato a casa, la tua testa reclina che sembrava non riuscire neanche più a stare ritta sul collo.
Non parlasti durante il viaggio, non dicesti una parola, né davanti la caserma, né davanti la chiesa, né quando arrivammo a casa dove la nonna ci aspettava, affacciata al balcone.
Appena riconobbe le nostre auto girare l’angolo, si precipitò in strada e senza nemmeno salutarti mi afferrò per un braccio e cominciò a piangere, a straziarsi, a chiedermi come avrebbe potuto mai fare senza di te, come sarebbe stata la sua vita, se mai avesse avuto un senso continuare. Io la rimproverai dolcemente per quelle parole crude, vere ma crude, e le dissi che eri tornato a casa e quello era l’importante. Ora avremmo dovuto unire le nostre forze, concentrare i nostri sforzi per rendere lieti e sereni gli ultimi giorni di una vita così piena e ricca d’amore come era stata la tua, nonno.
La pioggerellina che ci aveva accolti appena fuori l’ospedale era divenuta, intanto, lungo il mesto tragitto, più insistente e cadeva sulle nostre spalle, sul vestito della nonna, sulla valigia che avevo sistemato fuori il cancello, sul tuo pigiama a righe. La natura intera sembrò piangere quel giorno, davanti a quel tristissimo spettacolo, persino i gatti in giardino si fermarono nel loro allegro rincorrersi e si misero a guardarti con la testolina fuori dai riccioli di ferro battuto del balcone di casa.