In questa Pasqua “sospesa” arrivano in aiuto i ricordi…

In questa Pasqua di abbracci vuoti di affetti e pieni di  distanze, di campanelli di casa muti, di notizie che ci incalzano con la loro drammaticità, ecco, proprio ora abbiamo bisogno di aggrapparci, con tutte le nostre forze, all’immagine di giorni felici, nella speranza, da far  diventare certezza, che tutto torni com’era prima dell’emergenza sanitaria.

In questa Pasqua così lenta, quasi “sospesa”, senza i piatti del servizio buono da sistemare sulla tavola, senza l’immancabile tovaglia bianca che ha un profondo valore simbolico, ancora più forte è la nostalgia…e stamane, allora, non le ho opposto resistenza e mi sono lasciata trascinare da essa.

Il Casatiello con tanto di uova (Foto per gentile concessione di Rosa Umili)

Eccomi: ho nove anni, scendo giù dai nonni e li trovo entrambi in cucina, sorridenti e amorevoli.

Li abbraccio forte, forte, forte e sembra così impossibile che possa arrivare un giorno in cui ci sia proibito farlo.

Nell’aria, i sapori della festa e, sul piatto grande di porcellana bianca, il casatiello della nonna è già lì, che ci attende, ci attende per abbracciarci con i suoi sapori che rimarranno impressi nel cuore.

Il Casatiello (Foto per gentile concessione di Maria Umili)

Il nonno sta già tirando fuori dalla vetrinetta del soggiorno il servizio dei giorni di festa, tra poco arriveranno tutti gli altri e saremo quello che si dice, “una bella tavolata” e sembra davvero incredibile che un giorno ci sia impedito di riunirci con parenti ed amici.

Il Casatiello è  lì, sembra mi chiami…la tentazione è forte, ma so che dovrà far bella figura di sé intatto, quando sarà portato a tavola.

Lo guardo con insistenza: quel colore dorato, quell’odore inebriante, e quel cuore morbido, saporito, umido che mi aspetta.

Sono la prima nipote, i nonni non riescono a dirmi di no e me ne tagliano una fetta…chiudo gli occhi e quasi mi commuovo.

Questa torta rustica, che la nonna prepara ogni Pasqua,è il simbolo di questa festa, delle tradizioni che i nonni hanno portato dalla loro terra casertana, di un rito ormai irrinunciabile per la nostra famiglia.

“Quando sarai grande ti dirò come prepararlo”, mi svela dolcemente la nonna.

Lei, che non ha la ricetta scritta, ma sa tutto a memoria, come sua madre, sua nonna, vuole insegnarmi un’arte a me sconosciuta.

Il Casatiello ornato da un ramoscello d’ulivo (Foto per gentile concessione di Rita Umili)

So già che non sarò mai brava come la nonna ad impastare tutti gli ingredienti e poi…poi come farei a mangiarne una fetta senza di lei, senza i nonni?

Oggi quel Casatiello mi manca ancora di più, perché a colmare il vuoto di presenze così care, non ci saranno gli abbracci e i baci degli amici, la lunga tavola apparecchiata con cura, il servizio buono dei piatti, l’allegria di un giorno di festa che si preannuncia con il sole e con le temperature di una primavera inoltrata.

Ma a darmi forza torna sempre il ricordo del nonno, il quale, quando mi vedeva un po’ abbattuta mi diceva con il suo perfetto latino: “Sursum Corda”, ovvero, “In alto i cuori”.

E oggi, carissimi lettori di EmozionAmici, permettetemi di dirlo io a tutti voi, a tutti noi, a tutti gli Italiani divisi, separati, lontani, ma sorretti  da quella forza che ci ha ci sempre contraddistinto: “Sursum Corda”, dunque, e tanti affettuosi auguri di Buona Pasqua, carissimi lettori di EmozionAmici

                                                Alessandra Fiorilli

Casatiello, Pizza Chiena, Minestra Maritata e la  Pastiera: ecco la Pasqua in Campania

Ci fu un tempo in cui ci si sentiva pervasi da una gioia vera, profonda, sincera, quando il calendario  avvisava che, di lì a poco, sarebbe arrivata una festività.

Sembra essere tutto così lontano…lontano nel tempo ma vicino nel cuore, perché ciascuno di noi avrà sentito raccontare dai propri nonni o bisnonni storie di famiglie che cullavano nell’animo l’attesa di una vigilia da vivere con il cuore colmo di gioia.

Tra poco sarà Pasqua e ho deciso, così, di dedicare alcuni reportage sulle tradizioni regionali di questo periodo dell’anno. Oggi partiamo dalla Campania.

Lo faremo grazie ai racconti di Maria Umili, una signora casertana che ci racconterà quello che accadeva nelle case tanti anni fa, quando l’attesa della festa rappresentava un grande momento di convivialità da serbare, una volta passata la festa, per sempre nell’animo.

Maria Umili

Maria ha tutto stampato nella mente, ma soprattutto nel cuore, dove albergano i ricordi più cari e, al tempo stesso, è una donna che onora, così come le sue sorelle,  ancora  le antiche tradizioni, preparando Casatiello e Pastiera seguendo il ricettario familiare.

La ricetta della “Pigna di Tarallo”, o Casatiello Dolce, scritta a mano…

“Tanti anni fa , le famiglie si riunivano nelle casa dove c’era il forno  a legna che veniva acceso e del quale si monitorava il momento per mettervi gli impasti preparati, gettando qualche goccia d’acqua nella bocca del forno stesso, per vedere se era arrivato alla giusta temperatura”.

Attraverso le parole di Maria sembra di vederle queste grandi famiglie di una volta, quando,  il Giovedì Santo si riunivano e cominciavano ad impastare: Casatielli dolci e salati, pizza chiena e pastiere”-racconta Maria, la quale aggiunge -“Sulle torte rustiche ciascuna donna incideva un segno per riconoscerle dalle altre, una volta sfornate. Il Casatiello, che qualcuno preferisce preparare nella sue versione meno ricca di ingredienti, quella delle “pepe e ‘nzogna” (pepe e sugna n.d,r) custodisce al suo interno salumi e formaggi e la sua  forma è quella di una ciambella che richiama la corona di Cristo.  In superficie vengono incastonate delle uova  intere, racchiuse tra due striscioline di pasta che vanno a formare tra loro una croce”.

Il Casatiello di Maria

Simbologia cristiana unita ad antiche tradizioni: ecco il significato di una delle torte rustiche più famose del periodi pasquale in terra  campana.

…e quello di Rosa, sorella di Maria

“Il Casatiello aprirà le danze del Pranzo di Pasqua ma se si vuole mangiarlo caldo, appena sformato, si verrà inebriati da una cascata di sapori.  L’uso della sugna , in questa torta rustica, era giustificato dal fatto che non solo lo si gustava a Pasqua, ma era l’alimento “principe” anche della scampagnata del Lunedì in Albis, la Pasquetta, quindi,  la sugna permetteva di mantenerlo morbido per molti giorni”.

Altra torta rustica  caratteristica della Campania è:  “ ‘A pizz chien, al cui interno, fatto di pasta sfoglia, vi si versa la ricotta arricchita di uova, scamorza e salsiccia. Il tutto viene poi ricoperto da altra pasta sfoglia”.  

Dopo ore trascorse in cucina, ecco giungere la Pasqua: è l’ora di pranzo e tutti attendono la prelibata sfilata delle portate: “Si inizia con la Fellata (dal nome fella che nel dialetto campano significa fetta, n.d.r),  trionfo di affettati, formaggi e mozzarella, seguita dall’immancabile Casatiello. Anche se oggi si prepara, come prima portata la lasagna, un tempo in tavola arrivava la  “Minestra Maritata” connubio di verdure di campo, tra i quali spiccava la cicoria, e di tagli di scarto della carne. Il dolce pasquale per eccellenza, è invece sempre lei: la Pastiera, trionfo di ricotta, grano, fiori d’arancio e canditi”.

La Pastiera non è un semplice dolce, la Pastiera è tradizione, è leggenda, non a caso si narra che la Sirena Partenope, che aveva scelto come sua dimora proprio il golfo di Napoli, a primavera usciva dalle acque per salutare gli abitanti della costa. E loro, per ringraziarla di tanta devozione, un giorno le donarono la farina, la ricotta, le uova, il grano bollito nel latte, l’acqua di fiori di arancio, le spezie e lo zucchero, dolce come il suo canto. Partenope portò, poi, questi ingredienti agli dei che, mescolandoli insieme, diedero vita alla Pastiera.

Due Pastiere fatte in casa da Rosa e appena sfornate…

Tipico della tradizione campana è anche la versione dolce del casatiello, conosciuto come: Pigna di Tarallo, un gustoso impasto di uova e  zucchero il tutto ricoperto da un glassa decorata con tanti confettini”

E dopo Pasqua, il Lunedì in Albis ci si ritrovava a mare o in campagna “E le donne potevano finalmente riposarsi dopo tutte le ore trascorse in cucina, infatti il giorno di Pasquetta, ieri come oggi, era esente dall’uso dei fornelli ma si portava come pranzo, tra le altre cose, il Casatiello e la Pastiera” che di nuovo avrebbero regalato tutto il loro sapore, un sapore di antiche tradizioni strettamente legate alla simbologia della Resurrezione.

Alessandra Fiorilli