L’Alfabeto dei Ricordi- Lettera L

 

 

Riprendiamo, carissimi amici,  il nostro “Alfabeto dei Ricordi”: stasera ecco arrivare lei, la L, L come “La LONTANANZA”, canzone, questa, del 1970 cantata da un Domenico Modugno che seppe trasmettere, con il suo inconfondibile timbro e le sue eccelse capacità canore, tutto lo struggente messaggio d’amore di un uomo verso una donna  che si stavano salutando forse per l’ultima volta, mentre il suono di una sirena stava riempiendo l’aria intorno. La canzone, che parte con il parlato per poi andare in crescendo con la musica, riesce a condensare il profondo significato di un amore non vissuto completamente, forse lasciato a metà, o forse non apprezzato abbastanza. Ma la vita è anche questo: la vita sono scelte, decisioni, percorsi che si iniziano e che poi si abbandonano, ragioni della razionalità che si scontrano con quelle del cuore. Non sempre si vive la favola del: “E vissero felici e contenti”, così come non sempre si può vivere un amore, anche se è grande, sconfinato… però, il rimpianto di non averlo vissuto sarà sempre più grande dell’amore stesso, come canta Modugno in queste strofe: “Non ho capito niente del tuo amore ed ho gettato via inutilmente l’unica cosa vera della mia vita: l’amore tuo per me” ….

 

L’Alfabeto dei Ricordi-Lettera I

 

Oggi il nostro “Alfabeto dei Ricordi” celebra la I: I come IMBUTO, un oggetto largamente usato nelle case degli italiani perché il travasare, dal contenitore più grande a quello più piccolo, era un gesto abituale: eccolo, dunque, il grande bottiglione di vetro verde scuro che custodiva il prezioso olio usato con grande parsimonia…un olio denso, dal gusto pieno, rotondo che veniva poi travasato, grazie all’IMBUTO, nella bottiglia e poi, da quest’ultima, nell’oliera che si portava a tavola.  Si travasava anche il vino, l’aceto…ma soprattutto si “travasavano”, dal più anziano della famiglia al più piccolo di età, anche antichi gesti e tradizioni, nonché valori, conoscenze e storie che venivano trasmesse con dolcezza e soavità e che  sarebbero state tramandate di generazione in generazione…

 

L’Alfabeto dei Ricordi- Lettera H

 

E’ strano come una consonante priva di suono, sia così carica di significato per l’”Alfabeto dei Ricordi”…oggi parliamo proprio di lei, dell’H…H come HOTEL. E i ricordi vanno alle coppie di giovani sposi che partivano per il viaggio di nozze, non in luoghi lontanissimi o esotici, quanto piuttosto nella romantica Venezia. E così, dopo la celebrazione del matrimonio e il saluto ai parenti, si partiva e si era per la prima volta soli, senza gli sguardi di qualche padre o fratello, senza il controllo di una mamma apprensiva. Marito e moglie: come era dolce pronunciare queste parole e con quanto pudico imbarazzo si superava la soglia di quella camera nella quale ci si trovava non più come fidanzati ma come  uomo e  donna, finalmente insieme, lungo il cammino di una vita che li avrebbe visti fianco a fianco, per sempre…

 

L’Alfabeto dei Ricordi- Lettera G

 

Sulle note di una musica che sapeva di amore, ecco arrivare la protagonista del nostro “Alfabeto dei Ricordi la G, G come GIRADISCHI.  Ah il giradischi! Parlare di lui è come ricordare un amico caro, complice, negli anni ’60, di quei lenti che tutti attendevano per stare guancia a guancia, per sentire l’altrui respiro sul proprio collo, per poggiare la testa sulla spalle del ragazzo che tanto faceva battere il cuore. Il giradischi era lì, testimone dei primi amori, di quella libertà che negli anni ‘60 i ragazzi cominciavano ad assaporare. E chi ha avuto il privilegio di sentire quel piacevole gracchiare che la puntina produceva sul disco, continua ad avvertirne l’eco nel proprio cuore…

 

L’Alfabeto dei Ricordi- Lettera F

Oggi la protagonista del nostro “Alfabeto dei Ricordi” è la F: F come FAMIGLIA.

Ci fu un tempo in cui la famiglia aveva il gradevolissimo odore di quelle pizze e di quelle torte impastate dalla mamma o dalla nonna e che sapevano di buono, di caldi abbracci, di attesa…

Ci fu un tempo in cui la famiglia avevo il gusto del pranzo domenicale e di quel sugo nel quale cercavamo sempre di intingere un pezzetto di pane…

Ci fu un tempo in cui i papà, la domenica pomeriggio, portavano con sé le radioline e le tenevano attaccate all’orecchio per ascoltare i collegamenti dai vari stadi di calcio.

Ci fu un tempo in cui la famiglia aveva i colori dei plaid che i nonni mettevano sulle ginocchia.

Ci fu un tempo in cui la famiglia era sinonimo dell’unico televisore domestico, anche se il più straordinario spettacolo non lo si vedeva nello schermo, ma era quella mamma ancora indaffarata, nonostante l’ora tarda, era quel papà in pantofole e quei figli che preferivano sistemarsi sul tappeto del soggiorno di una casa che strabordava di amore…

L’Alfabeto dei Ricordi-Lettera E

Continuiamo, carissimi amici, a ripercorre insieme il nostro “Alfabeto dei Ricordi”…siamo giunti alla E: E come “L’EDERA”,  canzone d’amore cantata da Nilla Pizzi con Tonina Torrelli al Festival di Sanremo del 1958, anno del trionfo di “Nel blu dipinto di blu”, interpretata magistralmente  da Domenico Modugno insieme a Dorelli. La canzone “L’edera” si classificò al secondo posto con i suoi 41 voti, ma pur se quell’anno non riuscì a competere con la forza travolgente della novità rappresentata da Modugno, la melodia cantata dalla Pizzi divenne il simbolo di un amore forte, viscerale, di un amore totale verso l’altro, verso l’altro del quale non si può più fare a meno. Di seguito, una delle strofe più famose: “Son qui tra le tue braccia ancor avvinta come l’edera, sono qui respiro il tuo respiro son l’edera legata al tuo cuore” …una dichiarazione più chiara di questa non credo possa esistere…

L’Alfabeto dei Ricordi_Lettera D

Ripercorrendo il nostro “Alfabeto dei Ricordi” ecco arrivare la D: D come DADAUMPA, canzone che divenne la sigla di apertura del programma televisivo ”Studio Uno”. Siamo negli anni ‘60 e le gemelle Kessler, direttamente dalla Germania, rubano i sogni degli italiani con la loro bellezza nordica… le lunghe gambe delle due tedesche verranno persino censurate dalla RAI che imporrà loro di indossare non più le calze velate ma quelle pesanti, completamente coprenti. DADAUMPA, con il suo ritornello che verrà cantato e ricantato e che ancora oggi in moltissimi ricordano, sarebbe diventato il simbolo di un’epoca, di un’Italia che si appassionava ai nuovi programmi televisivi di intrattenimento con cantanti e attori brillanti dell’epoca che sul palco si  “punzecchiavano” tra loro in modo sempre garbato e rispettoso. DADAUMPA per dire che si era felici, DADAUMPA per dire i problemi sarebbero stati risolti con l’ottimismo e con l’entusiasmo, DADAUMPA per dire che una nuova era stava bussando non solo alle porte della società ma anche a quelle degli italici cuori…

L’Alfabeto dei Ricordi-Lettera C

Ecco arrivare la C, C come CARNEVALE: prima ancora dei famosi personaggi degli attuali cartoni animati  e prima ancora delle varie fate e principesse degli anni ’80 e ’90 con i loro sontuosi abiti, ecco arrivare, sospinti dalla grande fantasia dei piccoli di tantissimi anni fa, lenzuola bianche che non si usavano più in casa,  cappelli da cowboy fatti in cartone, penne lasciate in terra da qualche animale da cortile messe “strategicamente” sulla testa per vestirsi da indiani…sembra di vederli questi bambini che, con pochissimi mezzi, riuscivano a trasformare un momento dell’anno in attimi preziosi, da trascorrere con gli amici, con i quali non facevano a gara per il  vestito più bello perché a vincere era sempre e soltanto lei: la fantasia che aveva ispirato e guidato la creazioni dei loro singolari abiti di Carnevale…

L’Alfabeto dei Ricordi-Lettera B

oggi tocca alla B, B come BICICLETTA, mezzo di locomozione per eccellenza in un’ Italia che ancora non aveva conosciuto la grandissima diffusione dell’automobile. Protagonista del memorabile film neorealista del 1948 diretto da Vittorio De Sica, “Ladri di biciclette”, una pellicola, questa, dal sapore dolceamaro, negli anni ’60, invece, la stessa bicicletta divenne il simbolo, per molti bambini, del passaggio dall’infanzia all’adolescenza, e non c’era cosa più bella che incontrarsi con gli amici e darsi appuntamento per una sana pedalata insieme o per qualche “ardimentosa sfida di velocità”. Possederne una significava essere “diventati grandi”, perché quando la mamma ti chiedeva di andare a prendere il pane o il latte nell’alimentari vicino casa, si inforcava la bicicletta e la si pedalava come se fosse un trofeo…un trofeo di libertà, una libertà che faceva rima con felicità…

L’Alfabeto dei Ricordi- Lettera A

Oggi partiamo dalla A, A come ALLEGRIA: e parlando di allegria cosa viene in mente se non il saluto di Mike Bongiorno, nome, questo legato al primo quiz della televisione italiana andato in onda nel novembre del 1955: “Lascia o Raddoppia”. Erano tempi, quelli, in cui di televisori, nelle case degli italiani, ve ne erano ancora pochissimi e così ciascuno portava con sé la sedia della propria cucina nell’appartamento di qualche fortunato vicino o nel bar di fronte per assistere, tutti insieme, a quello che sarebbe diventato un appuntamento irrinunciabile. Persino i cinema sospendevano la programmazione prevista per trasmettere il quiz. ALLEGRIA ovunque palpabile, ALLEGRIA per una nuova era che si era lasciata alle spalle le macerie, non solo reali, della guerra…e ALLEGRIA sembrava essere diventato davvero il motto di un’Italia speranzosa, che guardava al futuro con ottimismo, un ottimismo che avrebbe condotto dritto al “Miracolo Economico”…