Osteoporosi: ne parliamo con l’eminente Professor Luigi Sinigaglia, Direttore dell’UOC e del Dipartimento di Reumatologia e Scienze Mediche del Centro Specialistico Ortopedico Traumatologico presso l’Istituto “Gaetano Pini” di Milano.

 

Ci sono malattie attorno alle quali si scivola spesso in luoghi comuni capaci, però, di trasformare una patologia in qualcosa di irreversibile, davanti alla quale si può solo abbassare il capo ed accettarla senza far nulla. E’ il destino al quale è andata incontro, per anni, anche l’Osteoporosi, da sempre legata, nell’immaginario comune, alla fine dell’età fertile della donna.

Per far luce su questa malattia, mi sono avvalsa della grande esperienza del Professor Luigi Sinigaglia, Medico Specialista in Reumatologia e Medicina Interna, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Reumatologia presso l’Istituto Ortopedico Gaetano Pini (Milano), presso la quale struttura riveste anche l’incarico di Direttore del Dipartimento di Reumatologia e Scienze Mediche del Centro Specialistico Ortopedico Traumatologico. Il Professor Sinigaglia è stato anche  Presidente della Società Italiana dell’Osteoporosi e delle malattie metaboliche dello scheletro, attualmente è Presidente della Società Italiana di Reumatologia, autore di oltre 200 articoli su riviste Nazionali e Internazionali e Relatore a oltre 300 Congressi Nazionali ed Internazionali di argomento reumatologico.

Il Professor Luigi Sinigaglia (foto per gentile concessione del Professor Luigi Sinigaglia)

Iniziamo dalla definizione scientifica di Osteoporosi: “L’Osteoporosi è la più frequente delle malattie dello scheletro, che determina una fragilità scheletrica per alterazioni quantitative e qualitative della massa ossea, le quali conducono alla possibilità di fratture sia per traumi minimi o anche in assenza di traumi. Le fratture osteoporotiche più frequenti interessano il radio distale, l’omero prossimale, i corpi vertebrali e, nei pazienti più anziani, il collo del femore”.

Il Professor Sinigaglia ci aiuta anche a comprendere come, benché la menopausa sia il principale fattore di rischio, esista in medicina un’Osteoporosi primaria :”Chiamata  Osteoporosi primitiva, cioè non condizionata da alcuna malattia di base ed altre dette secondarie perché legate :” A malattie che sono di natura reumatica, metabolica, endocrina, gastro-enterologica, ematologica”. 

La differenziazione di questa malattia non si esaurisce tra primaria e secondaria, infatti come sottolinea il Professor Sinigaglia:”Esiste anche un gruppo di Osteoporosi geneticamente determinate. Queste forme sono solitamente precoci e il loro trattamento dipende dalla identificazione della malattia di base e dalla sua terapia. Ci sono poi Osteoporosi correlate all’impiego protratto di molti farmaci che possono danneggiare lo scheletro”.

Tra i fattori di rischio, nella donna, spicca  la menopausa :” Questa rappresenta un momento rilevante, in quanto coincide con la deprivazione in estrogeni. I suddetti ormoni hanno infatti un potente effetto protettivo sullo scheletro e quando cessa la produzione di estrogeni si attivano meccanismi cellulari che  incrementano il riassorbimento osseo con sottrazione di minerali dallo scheletro. Lo stesso meccanismo, anche se con minore evidenza, si verifica nel maschio, quando anche gli androgeni vanno incontro ad una diminuzione con l’avanzare dell’età.”.

In conseguenza di ciò, chi va in menopausa precoce o anticipata, ha un rischio maggiore, come ci illustra il Professor Sinigaglia: La menopausa anticipata o precoce è un potente fattore di rischio per Osteoporosi, specialmente se la menopausa è indotta da terapie mediche o dalla asportazione chirurgica delle ovaie. Queste pazienti devono essere controllate e trattate precocemente per evitare la fatale comparsa di fratture. Un’altra categoria di donne a rischio elevato è rappresentata da pazienti che sono in terapia con i cosiddetti inibitori dell’ aromatasi per un pregresso tumore al seno. Queste terapie hanno come fine quello di azzerare la produzione di estrogeni nell’organismo e queste donne, se non trattate convenientemente, sono esposte ad un elevatissimo rischio di frattura”

Eppure la fine dell’età fertile non è l’unico fattore di rischio, ma ne esistono altri, come ci dice il Professor Sinigaglia:” Lo scarso introito di Calcio con la dieta, la scarsa attività fisica, la magrezza, la familiarità, il fumo, il consumo eccessivo di alcolici, l’uso prolungato di farmaci cosiddetti “osteopenizzanti”, primi fra tutti i cortisonici”. E se la menopausa è un fattore di rischio non eliminabile, sugli altri è  possibile intervenire:” La correzione di questi fattori di rischio è parte integrante di un programma di prevenzione e trattamento”, tanto che possiamo parlare, anche per questa malattia, di prevenzione:” La prevenzione dell’Osteoporosi si basa sulla correzione dei principali fattori di rischio e deve iniziare già in giovane età: dieta ricca in Calcio e  attività fisica sono i capisaldi della prevenzione della fragilità scheletrica”.

L’Osteoporosi, inoltre, : “ E’ per un lungo periodo asintomatica, tanto che è stata definita  una malattia dalla “epidemiologia silenziosa”. I sintomi compaiono quando intervengono le fratture e sono rappresentati da dolori, limitazione funzionale, possibili conseguenze da invalidità permanente oltre che da riduzione della aspettativa di vita”.

Proprio per questo suo essere asintomatica, è necessario arrivare ad una diagnosi prima che la paziente si trovi a dover fronteggiare le fratture, la cui incidenza aumenta in concomitanza con l’Osteoporosi: :” I pazienti affetti da tale malattia hanno un elevato rischio di frattura che a volte può intervenire anche senza un vero e proprio trauma. L’obiettivo della terapia è quello di prevenire la prima frattura o di ridurre significativamente il rischio di una frattura successiva. Tutte le fratture osteoporotiche comportano dolore, possibile invalidità e correlano con una riduzione della sopravvivenza”.

A tal proposito, il Professor Sinigaglia ci dice come si giunge ad una diagnosi di Osteoporosi:”Ci si basa su una serie di accertamenti. Intanto è necessario  eseguire alcuni esami del sangue generali e relativi al metabolismo fosfo-calcico per escludere ogni altra causa di fragilità scheletrica. Nell’Osteoporosi questi esami sono solitamente negativi. L’esame che poi conferma la diagnosi è la Densitometria Ossea. L’organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che esiste un valore soglia densitometrico al di sotto del quale è possibile porre diagnosi di Osteoporosi. Il valore è rappresentato da un indice ( il T-score) che deve essere inferiore a – 2.5 deviazioni standard ed esprime la differenza del valore che si riscontra nel nostro paziente rispetto al valore atteso nella popolazione adulta giovane dello stesso sesso. Attenzione però al fatto che un valore basso di T-score non sempre significa Osteoporosi ma può essere espressione di altre malattie  in grado di determinare una fragilità dello scheletro. In altre parole la diagnosi di  Osteoporosi primitiva è sempre una diagnosi di esclusione che non può essere posta senza opportuni accertamenti”.

La Densiometria Ossea, esame che conferma  la diagnosi di Osteoporosi, è conosciuta con il suo acronimo MOC, Mineralometria Ossea Computerizzata :  Il metodo migliore e più accettato è la MOC a raggi X ( nota anche come DXA). Le misurazioni possono essere attuate alla colonna lombare, Al femore prossimale o al radio distale. Nei soggetti più giovani l’esame di scelta è la MOC della colonna Lombare”.

Chiedo al Professor Sinigaglia se, una volta accertata la diagnosi di Osteoporosi, esistano delle cure:” Sì, e sono cure anche molto efficaci che possono essere iniziate anche in soggetti con Osteoporosi ma che non hanno ancora avuto fratture, a giudizio del medico. La cura è invece  mandatoria in tutti i casi in cui si siano già verificate fratture da fragilità perché questi pazienti sono particolarmente a rischio di nuove fratture. Le terapie che abbiamo a disposizione sono straordinariamente efficaci. I dati dei trials registrativi dei diversi farmaci ci dicono che con queste terapie è possibile ridurre il rischio di fratture vertebrali del 70 % e di frattura del collo del femore del 40 %. Questi dati impongono una scelta terapeutica molto oculata da parte del clinico perché una terapia corretta può davvero cambiare la vita dei nostri pazienti”.

Quando si parla di Vitamina D, talvolta la si associa anche ad una cura, ma è sufficiente, se si scopre in tempo l’Osteoporosi, curarla solo con aumentato apporto della suddetta vitamina? :” La Vitamina D è un ormone prodotto dal nostro organismo( in particolare dalla cute quando viene esposta al sole) ed ha come funzione principale quella di consentire l’assorbimento intestinale del Calcio e del Fosforo. Tra i pazienti con Osteoporosi, soprattutto i più anziani, esiste una elevata prevalenza di pazienti con bassi valori circolanti di Vitamina D e questa condizione deve essere corretta, quando presente, con una suppplementazione. La terapia con Vitamina D tuttavia non cura l’Osteoporosi, ma una condizione di normovitaminosi D è essenziale perché i farmaci per l’Osteoporosi possano lavorare al meglio. Una volta che  si è iniziata una cura i tempi della terapia sono necessariamente lunghi ma con alcuni farmaci , quando il paziente è del tutto uscito da una fase di rischio elevato di frattura, è possibile, con cautela,  ipotizzare una “ vacanza terapeutica” tenendo però il paziente sotto stretto controllo clinico e densitometrico”.

Anche per l’Osteoporosi una dieta adeguata riveste la sua importanza: :”I consigli dietetici principali sono quelli di consumare quotidianamente alimenti che contengano adeguate quantità di calcio. In primo luogo bere latte e consumare latticini ( yogurth, formaggi freschi o parmigiano), bere acqua minerale  con elevato contenuto in Calcio ( almeno 250 mg per litro) e consumare anche alimenti come broccoli e cavolfiori, pesce azzurro e frutta secca che sono ricchi in calcio”.

E mai tralasciare il movimento:” Va privilegiato l’esercizio fisico in aria ( non in acqua perchè l’assenza di gravità riduce lo stimolo sullo scheletro). Ginnastica dolce in palestra, cammino a passo spedito per almeno mezz’ora al giorno. In caso di pazienti che hanno avuto fratture il programma deve essere personalizzato e graduale, spesso è necessaria l’assistenza di un fisioterapista”.

 

Come per tutte le altre malattie, la diagnosi e la cura sono importanti anche per l’Osteoporosi: ” Diagnosticare e curare adeguatamente l’Osteoporosi significa quindi in ultima analisi anche contribuire ad un allungamento della vita dei nostri pazienti”.

Ringrazio il Professor Sinigaglia per la disponibilità e la grande capacità di illustrare in maniera così eccelsa, efficace ed esauriente tutto quello che riguarda l’Osteoporosi.

 

Alessandra Fiorilli