“Non potrei mai disfarmi di te, sai bene che sei stato per noi sempre un oggetto di buon augurio, capace com’eri di allietare e sottolineare con l’inconfondibile aroma del caffè macinato i risvegli al mattino o la visita di un amico caro il pomeriggio. Ma vedi, io ho cercato in tutti i modi di salvarti ma non c’è stato nulla da fare”, risposi con la voce rotta dal pianto.
Allorché il macinino, dopo essersi calmato un po’, continuò il suo discorso.
“So bene che non servo più però tu devi capire il mio dolore nel vedere un altro macinino nel posto che era stato il mio, nella stessa credenza dove ho vissuto per tanti anni, accanto al mio fedele amico caffè. Quando l’ho visto entrare in casa, quel macinino elettrico, senza anima, senza ricordi, senza una storia, mi sono sentito dilaniare da un dolore grandissimo. Ti sei limitata a mettermi sul tavolo ed io sono stato costretto a vedere quel nuovo macinino occupare il mio posto. Lui, tutto lucido e senza nemmeno un segno, avrebbe accompagnato le vostre giornate mentre io…io sarei stato il vostro passato e nulla di più. Poi, il passo dal tavolo alla cucina è stato breve, e adesso sono qui, al buio, tra cose destinate a essere gettate via, un giorno o l’altro”, disse il macinino mentre fu preso da un attacco di tosse.
“Non era nelle mie intenzioni allontanarti così dalle nostre vite, non l’avrei mai fatto, ma ho pensato che forse qui in cantina avresti sofferto di meno invece che vedere ogni giorno il nuovo macinino nella credenza”, risposi mentre accarezzai dolcemente la manovella ferita del vecchio macinino.
E continuai a parlare.
“Nessun macinino potrà mai cancellare i bei momenti trascorsi insieme. Ricordi quel pomeriggio d’estate, quando arrivarono i nostri parenti? Io li feci accomodare e chiesi loro quello che volevano da bere. Pensai subito a qualche bibita fresca, ad un’orzata con il latte, a un bicchiere di menta, a della succosa amarena, ma loro dissero che volevano il caffè, quello speciale, quello i cui chicchi li macinavi tu…” fui poi interrotta dal macinino.
“Quanti chicchi ho macinato perché eravate in tanti e quanta felicità provai nel sapere di essere stato capace di accompagnare quel pomeriggio così pieno di letizia…” mi disse.
“Che cosa posso fare per farti comprendere che sei ancora importante per me?” gli chiese la nonna.
“Riportarmi sopra casa e mettermi in un posto dove io possa ancora godere della vostra compagnia…”.