“Signora Pila, perché non viene qua vicino a me, che ho una storia da raccontare”.
Il tempo dei musi lunghi è finito, l’abbraccio forte e la nonna comincia così il suo racconto fantastico.
“Da qualche mese ho acquistato una pentola a pressione. Veramente non ero molto convinta ma sa, l’esercente dal quale ero andata, mi aveva detto che era capace di cucinare un minestrone da leccarsi i baffi in pochissimo tempo, ed io, che ne sono golosa di ciò, ho accettato di comprarla. L’ho portata a casa e l’ho messa sul tavolo. Ho mangiato un po’ di pane cotto con i pomodorini e con l’alloro e sono andata a dormire. Quella notte che baccano sentii arrivare dalla cucina, era talmente forte che mi costrinse a scendere al piano di sotto dove con mia grande sorpresa, la pentola a pressione, nuova di zecca, stava battibeccando con il paiolo di rame, quello nel quale cucino ancora la mia prelibata polenta.
“Tanto sei arrivata al capolinea, tu, vecchia pentola di rame, ma non lo vedi come sei combinata? Ormai sei vecchia e la tua padrona ha deciso che finirai dritta dritta nella spazzatura!” disse la pentola a pressione indispettita.
“Non è vero, mi stai dicendo ciò solo per farmi del male, ma non credo neanche a una parola di quello che mi stai dicendo. La signora mi vuole bene, sono tantissimi anni che siamo insieme e non mi abbandonerà di certo per una pentola boriosa che quando finisce il suo lavoro emette un suolo stridulo!” rispose il vecchio paiolo di rame con la voce rotta dal pianto.