Solo, che stranamente, non pensai mai di scrivere, come quel pomeriggio di Carnevale:
“Non è giusto”, ma scrivevo sempre:
“Come sta signora Mila tutto bene?”
Quanto mi mancava Mila e quanto mancava non solo a me ma anche a Pila, che si sentiva così triste e sola.
Papà mi aveva promesso, una volta sbarcarti a Chicago, che sarei tornata presto dalla nonna, io speravo di trascorrere con lei le vacanze estive ma, poiché erano solo pochi mesi che stavamo negli Stati Uniti, la mamma pensò bene di farmi andare in uno di quei campus estivi che tante volte avevo visto in TV.
“Devi rafforzare il tuo inglese, Ludovica, le insegnanti non saranno clementi con te il prossimo anno come lo sono state quest’anno. Devi socializzare, a scuola hanno detto che sei stata sempre in disparte e che, invece di fare gruppo, ti mettevi davanti alla finestra e scrivevi qualcosa sul vetro. Ma che modi sono questi?”.
E così non potei vedere nonna Angela, quell’estate, la nostra prima estate trascorsa a Chicago.
Ma a Natale no, a Natale sarei tornata in Italia, tra le braccia di mia nonna, tra le braccia della mia Mila.
Nessun campus, niente di niente, feci il conto alla rovescia sin dal mese di ottobre e oggi…oggi è finalmente il giorno della mia partenza.
Mi accompagna mio padre perché i miei genitori devono assolutamente portare a termine, entro la fine dell’anno, un’importantissima ricerca scientifica.
E così mamma e papà trascorreranno il Natale a Chicago ed io andrò dalla nonna.
“Sicuro che non vuoi rimanere qui, i nostri colleghi hanno detto che per le festività natalizie Chicago regala un’atmosfera magica!”
Mi aveva detto queste parole mia madre, qualche giorno prima della mia partenza per l’Italia, nel tentativo, del tutto vano, di farmi rimanere con loro.