L’Alfabeto dei Ricordi- Lettera R

Giunge da un glorioso passato, giunge sui sorrisi di una gioventù che sapeva e voleva sognare, giunge su note coinvolgenti, giunge su ritmi che ti dicono “Muoviti, non puoi star fermo”, giunge dagli Stati Uniti ma contagia tutti perché lui, il ROCK’N’ROLL , protagonista stasera del nostro “Alfabeto dei Ricordi”, è diventato davvero il simbolo di un’intera generazione ed oltre. Eccoli i giovani che lo ballano: sono agili, volteggiano e fanno, a loro volta, volteggiare, con grande facilità, le ragazze che indossano gonne a ruota e scarpe basse. Gli anni ‘50 incarnano alla perfezione il ROCK’N’ROLL: sono anni veloci, pieni di novità, di ritmo…non c’è tempo da perdere perché dopo gli anni bui della guerra si vuole recuperare tutto quello che si è perso…quindi si va, si va al ritmo di musica, si volteggia sui mille sogni di una società che sta cambiando volto, che balla senza stancarsi perché ha chiaro dove vuole arrivare…il ROCK’N’ROLL affascina, strega, e non sarà solo la moda del momento ma in moltissimi continueranno a suonarlo, perché quando ti entra dentro davvero non ti lascia più…

 

L’Alfabeto dei Ricordi- Lettera P

Il nostro “Alfabeto dei Ricordi” è giunto alla P: P come PAPAVERO, quel fiore che cresce spontaneamente nel mese di maggio e che spicca, in primavera, con il suo colore deciso, su giardini ed orti. E quando si era bambini e con le belle giornate si andavano a chiamare, di casa in casa, i propri amici, c’era sempre qualche PAPAVERO che attirava la nostra attenzione… un fiore delicato e irresistibile grazie a quel suo coloro rosso carico… e allora si pensava, sulla strada del ritorno,  di raccoglierne un po’ per portarne un mazzolino alla mamma. Crescendo, avremmo scoperto che i libri di Scienze e di Botanica classificavano il PAPAVERO come erba infestante, un qualcosa da combattere, da sradicare…ma nei nostri ricordi sarebbe rimasto quel tenero e colorato fiore con il quale tanto ci piaceva omaggiare la bellezza e la bontà della mamma…

 

L’Alfabeto dei Ricordi- Lettera O

 

Dolce come l’immagine che porta con sé, stasera arriva la O: O come ORSACCHIOTTO…perché in un tempo non molto lontano, questo peluche era l’immancabile compagno di giochi dei bambini. Ed era sempre lui che stringevamo prima di addormentarci…era sempre con noi…eravamo davvero inseparabili. Sarebbero arrivati, in occasioni di compleanni o Natali, bambolotti o peluche dal viso buffo, ma quell’ORSACCHIOTTO rimaneva speciale, unico…perché era il nostro preferito e avevamo occhi solo per lui…

L’Alfabeto dei Ricordi- Lettera N

Sulle onde del mare, arriva oggi la protagonista del nostro “Alfabeto dei Ricordi”: la N come NAVE. Il nostro pensiero va e si posa su quegli sguardi persi, su quegli occhi umidi, sui bagagli affastellati sulle banchine, su quei bambini che lasciavano le loro povere case, su quegli uomini e su quelle donne che invece, lasciavano in Italia qualcosa di più: lasciavano tutti i ricordi che li avrebbero fatti piangere durante la lunga, quasi interminabile, traversata dell’oceano. E su quella banchina dalla quale la NAVE salpava, i nostri emigranti lasciavano il loro cuore e chissà quanti anni ci sarebbero voluti per sentirsi a casa in una terra straniera, con una lingua che non si capiva e tradizioni così diverse da quelle italiane. Ma la speranza per un futuro migliore li chiamava a gran voce e loro andavano… andavano e scivolavano via, verso una nuova e sconosciuta meta, a bordo di quella NAVE, mentre le lacrime avevano lo stesso sapore dell’acqua dell’oceano…

 

L’Alfabeto dei Ricordi – Lettera M

Oggi è lei la protagonista del nostro “Alfabeto dei Ricordi”: la M, M come MAMMA…perché se l’amore che una madre nutre verso i propri figli non è mutato con lo scorrere del tempo, la figura familiare ha risentito dei cambiamenti che hanno riguardato il ruolo delle donne nella società. Ma a noi, stasera,  piace pensare alla MAMMA di un tempo lontano, di quando era il suo bacio lieve sulle guance la più dolce delle sveglie mattutine, alla MAMMA  che ci accompagnava a piedi, mano nella mano, sostenendo anche il peso della cartella che ci toglieva dalle spalle…ed era lei che salutavamo prima di entrare a scuola e sempre lei era lì ad aspettarci, fuori al cancello e noi, sulla strada del ritorno, saltellavamo con il cuore gonfio di una gioia talmente grande che a stento riuscivamo a trattenere. E si pranzava insieme a lei, a lei che per gran parte del mattino era stata ai fornelli e aveva cucinato con amore, ingrediente senza il quale l’intera vita è insipida. E poi, dopo aver svolto i compiti, ci si metteva a guardarla mentre stirava o metteva ordine nei cassetti. E quanto erano lievi e soavi quei gesti e quanto non avevano mai il gusto della consunta abitudine… ogni volta sembravano sempre nuovi, rinnovati dall’amore e dalla dedizione che solo una MAMMA sapeva donare all’intera famiglia. E quando si avvicinava il momento di andare a letto, le si chiedeva la fiaba per addormentarsi e lei era sempre lì, sarebbe rimasta sino a quando i nostri occhi sarebbero scesi sui sogni…e al mattino era lei la prima persona a dirci “Buongiorno!”, con un sorriso che solo la MAMMA ha…

 

L’Alfabeto dei Ricordi- Lettera L

 

 

Riprendiamo, carissimi amici,  il nostro “Alfabeto dei Ricordi”: stasera ecco arrivare lei, la L, L come “La LONTANANZA”, canzone, questa, del 1970 cantata da un Domenico Modugno che seppe trasmettere, con il suo inconfondibile timbro e le sue eccelse capacità canore, tutto lo struggente messaggio d’amore di un uomo verso una donna  che si stavano salutando forse per l’ultima volta, mentre il suono di una sirena stava riempiendo l’aria intorno. La canzone, che parte con il parlato per poi andare in crescendo con la musica, riesce a condensare il profondo significato di un amore non vissuto completamente, forse lasciato a metà, o forse non apprezzato abbastanza. Ma la vita è anche questo: la vita sono scelte, decisioni, percorsi che si iniziano e che poi si abbandonano, ragioni della razionalità che si scontrano con quelle del cuore. Non sempre si vive la favola del: “E vissero felici e contenti”, così come non sempre si può vivere un amore, anche se è grande, sconfinato… però, il rimpianto di non averlo vissuto sarà sempre più grande dell’amore stesso, come canta Modugno in queste strofe: “Non ho capito niente del tuo amore ed ho gettato via inutilmente l’unica cosa vera della mia vita: l’amore tuo per me” ….

 

L’Alfabeto dei Ricordi-Lettera I

 

Oggi il nostro “Alfabeto dei Ricordi” celebra la I: I come IMBUTO, un oggetto largamente usato nelle case degli italiani perché il travasare, dal contenitore più grande a quello più piccolo, era un gesto abituale: eccolo, dunque, il grande bottiglione di vetro verde scuro che custodiva il prezioso olio usato con grande parsimonia…un olio denso, dal gusto pieno, rotondo che veniva poi travasato, grazie all’IMBUTO, nella bottiglia e poi, da quest’ultima, nell’oliera che si portava a tavola.  Si travasava anche il vino, l’aceto…ma soprattutto si “travasavano”, dal più anziano della famiglia al più piccolo di età, anche antichi gesti e tradizioni, nonché valori, conoscenze e storie che venivano trasmesse con dolcezza e soavità e che  sarebbero state tramandate di generazione in generazione…

 

Castel dell’Ovo: tra storia e leggenda, la bellezza di una fortezza che rapisce il cuore

 

Lungo via Partenope, scendendo dal quartiere San Ferdinando, o dopo aver percorso il lungomare Caracciolo, non si può fare  a meno di notarlo:  lui spicca sulla distesa di acqua salata, in tutta la sua elegante maestosità e già il nome serba in sé elementi di una leggenda antica. “Castel dell’Ovo”, difatti, si chiamerebbe così per quell’uovo che  il poeta Virgilio avrebbe nascosto nei sotterranei dell’edificio e al quale avrebbe consegnato non solo il destino dell’intera fortezza, ma di tutta la città di Napoli.

Il Castel dell’Ovo al tramonto (Foto di Lorenza Fiorilli)

L’isolotto di tufo, il cui nome è  Megaride, e sul quale svetta il castello,  è unito alla terraferma da un delizioso ponte illuminato, al momento del crepuscolo,  da une serie di lampioni che donano alla fortezza quel senso di magica ebbrezza che ti cattura e ti fa provare quasi un senso di smarrimento.

La magia dell’antica fortezza in uno scatto di Lorenza Fiorilli

Castel dell’Ovo visse poi alterne vicende nel corso dei secoli: complesso conventuale dei monaci benedettini, sede della corte di Ruggiero il Normanno, avamposto militare all’epoca dei Borbone, che procedettero a fortificarlo ulteriormente.

Il tramonto dalla terrazza di Castel dell’Ovo (Foto di Lorenza Fiorilli)

Attualmente Castel Dell’Ovo è visitabile e, dopo aver superato la scalinata d’ingresso, si sale fino alla terrazza dell’ultimo piano che ospita ancora, intatti, i cannoni, terrazza dalla quale il panorama è mozzafiato, specie al tramonto, quando il cielo si trasforma in una tavolozza di colori che vanno dal giallo intenso all’arancione, a quel rosso che incanta i sensi.

Un volo di uccelli salutano il sole che sta lasciando Napoli (Foto di Lorenza Fiorilli)

E quando si scende di nuovo  e si supera il ponte, non si può andar via senza vistare il delizioso Borgo dei Marinari proprio ai piedi della fortezza che vorrai rivedere ogni volta che tornerai a Napoli.

 

Alessandra Fiorilli

 

L’Alfabeto dei Ricordi- Lettera H

 

E’ strano come una consonante priva di suono, sia così carica di significato per l’”Alfabeto dei Ricordi”…oggi parliamo proprio di lei, dell’H…H come HOTEL. E i ricordi vanno alle coppie di giovani sposi che partivano per il viaggio di nozze, non in luoghi lontanissimi o esotici, quanto piuttosto nella romantica Venezia. E così, dopo la celebrazione del matrimonio e il saluto ai parenti, si partiva e si era per la prima volta soli, senza gli sguardi di qualche padre o fratello, senza il controllo di una mamma apprensiva. Marito e moglie: come era dolce pronunciare queste parole e con quanto pudico imbarazzo si superava la soglia di quella camera nella quale ci si trovava non più come fidanzati ma come  uomo e  donna, finalmente insieme, lungo il cammino di una vita che li avrebbe visti fianco a fianco, per sempre…

 

L’Alfabeto dei Ricordi- Lettera G

 

Sulle note di una musica che sapeva di amore, ecco arrivare la protagonista del nostro “Alfabeto dei Ricordi la G, G come GIRADISCHI.  Ah il giradischi! Parlare di lui è come ricordare un amico caro, complice, negli anni ’60, di quei lenti che tutti attendevano per stare guancia a guancia, per sentire l’altrui respiro sul proprio collo, per poggiare la testa sulla spalle del ragazzo che tanto faceva battere il cuore. Il giradischi era lì, testimone dei primi amori, di quella libertà che negli anni ‘60 i ragazzi cominciavano ad assaporare. E chi ha avuto il privilegio di sentire quel piacevole gracchiare che la puntina produceva sul disco, continua ad avvertirne l’eco nel proprio cuore…