“Signora, sta scherzando, vero? Come, lei mi chiede perché sono felice? Ma ha visto il luogo dove vivo? In mezzo alla natura che cambia con le stagioni, che si modifica con esse,, che cambia forma, che vive, palpita e che non sa cosa sia la monotonia. Chi è più felice di me…”
E ricominciò a cantare il suo ritornello.
“ Allora, se è vero ciò che dice, dovrebbero essere felici e canterini tutti i ruscelli della terra! Perché, invece, è la prima volta che incontro un ruscello così contento?” gli chiesi io incuriosita.
“Vede la mia storia è un po’ speciale, io in realtà, nasco come un ruscello triste, sempre imbronciato, invidioso per i lunghi fiumi che si gettano nell’immenso mare, per i maestosi laghi.
Io invece, ero solo un povero ruscello di collina, destinato a fare sempre il solito percorso. Poi, un giorno, sentii degli uomini parlottare tra loro: erano venuti qua perché c’era un progetto edile che prevedeva l’abbattimento di tutti gli alberi e il mio prosciugamento. La gente della vallata si mobilitò e lottò strenuamente per la difesa di questi luoghi. Alla fine, dopo mesi, i “montanari” come chiamavano questi uomini con disprezzo gli abitanti della vallata, vinsero la loro battaglia. Ma quanta paura provai nel pensarmi prosciugato e quanta tristezza nel sapere che non avrei più potuto scorrere e gettarmi dalla cascata. Allora capii l’importanza di essere un piccolo ruscello non inquinato dagli scarichi e libero di poter correre e saltare. Da allora non ho più invidiato nessuno e ringrazio il cielo ogni giorno di essere nato qui e di poter continuare a vivere in questa bellissima valle”.
Continuai il mio cammino, riflettendo sulle parole pronunciate dal ruscello e sull’importanza di apprezzare ciò che si ha, senza pensare agli altri.